
Prosegue il rafforzamento militare del Giappone. La crescente assertività della Cina nella regione, unita ai dubbi in merito al fatto che Stati Uniti possano diminuire il loro impegno difensivo nei confronti del loro partner strategico nel Pacifico, ha spinto Tokyo a reagire. Come? Creando, per esempio, un nuovo reggimento missilistico in seno all'esercito - denominato Forza di autodifesa – per difendere le isole del sud-ovest, principalmente Okinawa, e intercettare e respingere navi nemiche proteggendo molteplici aree chiave da potenziali incursioni via mare. Di recente il Settimo Reggimento ha infatti piazzato missili affonda nave e batterie missilistiche itineranti nella citata Okinawa. "I nostri armamenti sono una dimostrazione di forza per dissuadere il nemico", ha spiegato il colonnello Yohei Ito, comandante del reggimento.
La mossa per blindare il Pacifico
Il New York Times ha scritto che i missili fanno parte di un rafforzamento della difesa centrale nella strategia del Giappone per attrarre il presidente statunitense Donald Trump. Mentre, infatti, Tokyo è impegnata nei negoziati con Washington per la revoca dei nuovi dazi, la priorità principale del governo nipponio coincide con il miglioramento dei legami con gli Usa in materia di sicurezza. Lo scorso venerdì l'inviato commerciale giapponese, Ryosei Akazawa, ha incontrato per due ore e mezza il Segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, e il Segretario al Commercio, Howard Lutnick, per colloqui relativi ad un accordo sulla revoca dei dazi. Un accordo che probabilmente vedrà il Giappone promettere al partner americano ingenti acquisti di energia, chip per computer e armi.
Armi: ecco la parola chiave. Con l'aggiunta di nuovi missili e altre, appunto, armi avanzate - sia di fabbricazione americana che sviluppate a livello nazionale - il Giappone sta letteralmente trasformando il suo esercito in una forza potente dotata delle competenze e della tecnologia necessarie per operare a fianco delle navi e dei soldati americani. L'obiettivo? Dimostrare agli Usa che il Giappone è un partner indispensabile. "Vogliamo essere sicuri che gli Stati Uniti ci sostengano, e il potenziamento delle nostre capacità militari convenzionali è il modo per farlo", ha affermato Nobukatsu Kanehara, vicedirettore della politica di sicurezza nazionale dal 2014 al 2019 sotto l'allora primo ministro Shinzo Abe. "Vogliamo dimostrare al presidente Trump che siamo un alleato prezioso ed essenziale", ha aggiunto.
Il riarmo del Giappone
Insomma: considerata la crescente potenza militare della vicina Cina nell'Indo-Pacifico e i test missilistici della Corea del Nord, il Giappone vuole rafforzare l'alleanza difensiva con gli Stati Uniti, diventando un partner militare a pieno titolo, e allontanandosi ulteriormente dal pacifismo sancito dalla sua Costituzione adottata dopo la Seconda guerra mondiale.
Non è un caso che il Giappone stia acquistando proprio dagli Stati Uniti costosi sistemi d'arma, come il caccia stealth F-35B e i missili da crociera Tomahawk, che gli consentiranno di colpire bersagli sul suolo nemico per la prima volta dal 1945. Questa spesa militare sta anche rivitalizzando l'industria della difesa autoctona. I produttori giapponesi hanno iniziato ad esporre armi attualmente in fase di sviluppo, tra cui un missile ipersonico, un sistema laser per abbattere i droni e un caccia a reazione che sarà costruito in collaborazione con Italia e Gran Bretagna.
E non è finita qui perché, durante la sua recente visita a Tokyo, il Segretario alla Difesa
degli Usa, Pete Hegseth, ha elogiato un piano volto a creare un nuovo "comando militare", dove comandanti giapponesi e americani lavoreranno fianco a fianco. Soprattutto in caso di crisi.