"Vestite come bambole e stuprate". L'incubo degli ostaggi di Hamas

Durante una seduta della Knesset, l'ex ostaggio Aviva Siegel ha raccontato che i prigionieri di sesso maschile e femminile vengono vestiti come bambole e costretti a subire violenze sessuali dai terroristi

"Vestite come bambole e stuprate". L'incubo degli ostaggi di Hamas
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Le testimonianze di coloro che hanno vissuto l’incubo della prigionia nella Striscia di Gaza aggiungono dettagli sempre più agghiaccianti sul trattamento riservato dai terroristi agli ostaggi. Martedì 23 gennaio, durante una seduta della Knesset, Aviva Siegel ha dichiarato che nei tunnel sotto l’exclave palestinese le donne e gli uomini ancora in cattività subiscono costanti violenze sessuali.

I terroristi portano vestiti inappropriati alle ragazze, le vestono come bambole”, ha affermato la 64enne rapita dal kibbutz di Kfar Aza assieme alla figlia Shir e al marito Keith, dei tre membri della famiglia l’unico ad essere ancora in mano ad Hamas. “Hanno trasformato le ragazze nelle loro bambole, con cui possono fare quello che vogliono”. La donna ha specificato che anche gli ostaggi di sesso maschile sono costretti a subire gli stessi orrori. “Non è possibile che siano ancora lì, qualcosa deve cambiare”, ha dichiarato Aviva. “Vorrei tornare ad essere un ostaggio per proteggere quelle ragazze, come ho fatto quando ero lì. Mi sentivo come se fossero le mie figlie”.

Perché dobbiamo essere noi, le famiglie distrutte, e voi ad ascoltare queste cose? Perché le persone importanti, quelle che prendono le decisioni, non le ascoltano?”, ha poi aggiunto la figlia Shir, denunciando l’assenza dei ministri dall’aula del parlamento. “Dove sono? Cosa li sta tenendo occupati?”. La giovane si è anche chiesta perché nessuno parli di queste ragazze “che vengono stuprate a Gaza” e ha esortato i deputati a riportare queste testimonianze ai membri del gabinetto di guerra. “Non abbiamo alcun diritto di sederci qui e continuare a parlare in modo appropriato, dobbiamo urlare la loro richiesta di aiuto e il loro pianto”. Shir ha preteso la fine dei dibattiti e delle commissioni, chiedendo a tutti i politici presenti “cosa fareste se al loro posto ci fossero le vostre figlie e i vostri figli?”.

Queste testimonianze agghiaccianti sono state confermate anche da un’altra degli ex-ostaggi che si trovava alla Knesset, Chen Goldstein Almong, rilasciata assieme a tre dei suoi quattro figli durante la tregua. La donna ha affermato che alcune delle donne e ragazze ancora prigioniere a Gaza non hanno più avuto il loro ciclo mestruale, aggiungendo che “forse è per questo che dovremmo pregare, che sia il loro corpo che sta cercando in qualche modo di proteggersi cosicché, Dio non voglia, non possano rimanere incinte”.

I racconti dell’orrore pronunciati di fronte ai parlamentari di Tel Aviv si vanno dunque ad aggiungere alle oltre 1500 testimonianze di brutali stupri e sevizie commesse a danno delle donne israeliane durante gli attacchi del 7 ottobre. Nel corso dei mesi di guerra, in molti hanno criticato il governo il mancato coordinamento tra le agenzie che si occupano dell’assistenza alle vittime di violenze sessuali, giudicando i loro sforzi insufficienti.

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