
La Francia trattiene il fiato mentre il primo ministro François Bayrou viene raggiunto dalla sfiducia all'Assemblea nazionale. Intanto, il quadro economico non lascia spazio a ottimismi. Il debito pubblico si attesta intorno al 114% del PIL, pari a oltre 3.300 miliardi di euro a fine primo trimestre 2025, una delle quote più elevate dell’Eurozona. Il deficit pubblico si avvicina al 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite europeo del 3%.
Bayrou ha puntato su un pacchetto di risanamento da circa 44 miliardi di euro tra tagli e aumenti fiscali, con l'obiettivo di ridurre il deficit al 4,6% entro il 2026 e al 2,8% entro il 2029. Ma le misure hanno incontrato una forte opposizione: l’eliminazione di due festività nazionali è diventata il simbolo di un malcontento diffuso, che ha alimentato la contrarietà tanto dei sindacati quanto dell’opinione pubblica. La riduzione del debito è una "questione di urgenza vitale" per la Francia: questo l'avvertimento lanciato dal premier francese nel suo discorso di politica generale all'Assemblée nationale. Dinanzi ai deputati, il premier ha evocato il debito colossale che pesa sulla seconda economia della zona euro .
La pressione sui mercati è crescente. L’agenzia Fitch ha già inserito la Francia sotto osservazione, con possibile declassamento a pochi giorni dal voto. La nota attuale è AA- con outlook negativo: un taglio porterebbe il Paese a solo sette gradini dal livello “junk”, con il rischio che fondi obbligati da regole di investimento più rigide siano costretti a vendere titoli francesi. Lo spread tra i titoli di Stato francesi e i Bund tedeschi si è allargato nelle ultime sedute, segnale di un nervosismo crescente sulla sostenibilità del debito.
Il contesto politico non è meno fragile. La caduta di Bayrou rappresenterebbe il quarto cambio di primo ministro in due anni. La crisi nasce dalla frammentazione parlamentare seguita alle elezioni anticipate del 2024, che hanno lasciato Emmanuel Macron senza una maggioranza chiara. La sua presidenza si regge da allora su alleanze instabili e compromessi difficili, che oggi mostrano tutti i loro limiti.
Il malumore cresce anche sul terreno sociale. L’organizzazione imprenditoriale Medef denuncia un calo degli investimenti e della fiducia nelle imprese, mentre la disoccupazione sfiora il 7,5% e i costi di indebitamento hanno superato quelli di Grecia e Italia. Nei prossimi giorni sono attese mobilitazioni di piazza e scioperi, con il movimento “Bloquons Tout” pronto a scendere in strada.
La combinazione di debito elevato, deficit fuori controllo, instabilità istituzionale e tensioni sociali configura una vera e propria bomba economica a orologeria. Bruxelles segue con apprensione: a differenza della Grecia, la Francia non presenta squilibri strutturali nella bilancia dei pagamenti, ma la fragilità politica potrebbe comunque costringere la Banca centrale europea a pronunciarsi. La serata di oggi rappresenta dunque un bivio.
Se Bayrou dovesse sopravvivere, avrebbe solo un margine minimo di manovra in un contesto già compromesso. Se cadrà, la credibilità finanziaria della Francia verrà messa sotto pressione e l’Eurozona rischierà di trovarsi di fronte a una nuova crisi politica ed economica di vasta portata.