
Si chiamava Sumeet Sabharwal e aveva 56 anni; ecco chi era l'uomo che stava pilotando il Boeing 787 Dreamliner della Air India, velivolo poi precipitato nella città di Ahmedabad, provocando 260 morti (241 vittime erano a bordo, 19 a terra).
È trascorso un mese da quello che viene già considerato come uno dei peggiori disastri aerei del XXI secolo. Mentre le autorità competenti continuano a indagare, emergono inquietanti dettagli sulla vicenda. Un audio, in particolare, ha destato molte preoccupazioni. In una conversazione registrata dalla scatola nera si ode uno dei piloti chiedere all'altro: "Perché hai spento i motori?". Una domanda sulla quale si stanno adesso concentrando gli inquirenti.
Col passare dei giorni, la situazione si sta facendo più nitida. Tutto porta a pensare che lo scorso 12 giugno 2025 il Boeing 787 Dreamliner della Air India sia precipitato per la volontà di uno dei piloti, vale a dire Sumeet Sabharwal. Si tratta di una delle piste seguite in questo momento. Le indagini sono ancora in corso, pertanto non disponiamo ancora della verità. Sta tuttavia prendendo piede l'ipotesi di un atto volontario.
Sumeet Sabharwal, capitano dell'aereo, era un professionista prossimo alla pensione. Aveva ben 8mila di ore di volo.
Parlando con il Daily Mail, l'esperto di aviazione indiano e pilota Mohan Ranganathan ha rivelato che alcuni colleghi piloti della compagnia Air India avrebbero confermato che Sabharwal soffriva da tempo di depressione. L'uomo, pare, non era ancora riuscito a riprendersi dopo aver subito un terribile lutto. "Si era allontanato dal volo negli ultimi tre o quattro anni, motivandolo come ferie per malattia", ha raccontato Ranganathan.
Sabharwal, fanno sapere i colleghi, aveva perso la madre e intendeva pensionarsi in anticipo per
occuparsi del padre molto anziano. Air India, tuttavia, assicura che il 56enne, insieme al collega che si trovava a bordo con lui, erano stati sottoposti agli esami di routine, confermandosi idonei a volare.