"Sta esplorando i fondali marini": l'ombra della guerra e la strana mossa della Cina

La Cina potrebbe utilizzare i preziosi dati raccolti dalle sue navi da ricerca nel caso in cui dovesse trovarsi a combattere una guerra contro Taiwan o gli Stati Uniti

"Sta esplorando i fondali marini": l'ombra della guerra e la strana mossa della Cina
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La Cina sta esplorando i fondali marini dell'Asia (e non solo) per scopi scientifici. Pechino potrebbe tuttavia utilizzare i preziosi dati raccolti dalle sue navi nel caso in cui dovesse trovarsi a combattere una guerra contro Taiwan o gli Stati Uniti. Se fino a qualche anno fa le imbarcazioni cinesi si aggiravano nelle acque vicine alle coste del Paese e nel Mar Cinese Meridionale, adesso questi stessi mezzi hanno iniziato ad avventurarsi con maggiore frequenza anche nell'Oceano Pacifico occidentale. Qual è il problema? Sulla carta il Dragone sta collezionando informazioni fondamentali per ampliare la comprensione della vita marina e dell'impatto dei cambiamenti climatici. Gli esperti statunitensi ritengono però che tali scoperte offrirebbero al gigante asiatico importanti vantaggi militari, per esempio nel decidere come e dove schierare sottomarini in caso di conflitto o nel rintracciare i mezzi rivali.

L'ultimo allarme sulla Cina

Nel corso del tempo la crescente flotta di ricerca potrebbe conferire a Pechino un notevole vantaggio nella concorrenza marittima con gli Stati Uniti. "È impressionante vedere la rapidità con cui la Cina sta recuperando terreno, almeno in termini di scala", ha dichiarato Bruce Jones, ricercatore senior della Brookings Institution che sta studiando l'impegno cinese nella ricerca oceanica. La Cina, ha aggiunto, "sta davvero puntando sui fondali marini profondi come una sorta di spazio strategico in cui può svolgere un ruolo guida". Secondo i dati sulla posizione delle navi forniti da Starboard Maritime Intelligence le navi hanno studiato le acque che la Marina cinese considera strategicamente vitali, tra cui la costa orientale di Taiwan e circa 250 miglia a est e a ovest di Guam.

Come ha spiegato il New York Times in un lungo e dettagliato articolo le imbarcazioni cinesi effettuavano passaggi in linee parallele o secondo una griglia stretta, schemi precisi che, secondo gli esperti, suggerivano uno sforzo metodico per raccogliere informazioni sui fondali marini che potrebbero, tra le altre cose, supportare fantomatiche operazioni militari.

Nel 2024 la Xiang Yang Hong 6, dotata di sonar e apparecchiature di campionamento per acque profonde, e altre cinque navi da ricerca cinesi hanno effettuato 25 passaggi paralleli nelle acque al largo della costa orientale di Taiwan. Nello stesso periodo, anche le navi cinesi si sono spinte lontane dalle coste nazionali per ispezionare le acque intorno a Guam, e hanno ripreso i lavori a est del territorio statunitense solo il mese scorso.

Perché gli Usa sono preoccupati

In particolare, la Xiang Yang Hong 6 ha scandagliato i fondali marini a est e a ovest di Guam, territorio statunitense che ospita le forze militari americane, e navigato in linea retta lungo la costa orientale di Taiwan. Alcune navi da ricerca, come la Tansuo No. 1, trasportano sommergibili con equipaggio che, secondo i media cinesi, possono raggiungere profondità di sei miglia sotto la superficie. Molte sono dotate di sonar avanzati per scandagliare il fondale oceanico, oltre a boe che trasmettono dati sulle condizioni del mare. La Cina sta anche impiegando droni marini e alianti sottomarini da alcune delle proprie imbarcazioni.

La maggior parte delle navi da ricerca della Cina sono civili, gestite da agenzie governative, università e istituti. E però molte di loro sono state viste muoversi a bassa velocità in aree strategiche, in genere tra le 12 e le 16 chilometri orari, ideale per la mappatura delle caratteristiche sottomarine utilizzando sonar e altre tecniche.

"La conclusione più importante per me è questa: sembra che la Cina stia cercando di raccogliere dati batimetrici senza dare l'impressione di condurre un'indagine batimetrica", ha affermato al Nyt Ryan D.

Martinson, professore associato ed esperto di navi da ricerca cinesi presso l'US Naval War College. La costa orientale di Taiwan ospita importanti basi aeree e navali e, se scoppiasse una guerra, la marina cinese cercherebbe di assumere il controllo dei mari vicini.

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