"Smetti di scrivere". Giornalista russa di Novaya Gazeta colpita con la vernice tossica

Elena Milashina, giornalista investigativa russa del quotidiano indipendente Novaya Gazeta, è stata ricoverata in ospedale dopo essere stata picchiata in Cecenia da un gruppo di persone incappucciate

"Smetti di scrivere". Giornalista russa di Novaya Gazeta colpita con la vernice tossica
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Era atterrata a Grozny, in Cecenia, lo scorso martedì, per seguire un processo ritenuto di matrice politica, quello di Zarema Musayeva, madre di due oppositori del presidente ceceno, Ramzan Kadyrov. La giornalista della Novaya Gazeta, Elena Milashina, stava viaggiando in auto verso il luogo previsto insieme all'avvocato Alexandre Nemov. Ad un certo punto, la loro vettura è stata seguita e intercettata da tre automezzi, dai quali sono usciti uomini incappucciati vestiti di nero. Milashina e Nemov sono stati quindi brutalmente picchiati da una decina di persone, in una vera e propria aggressione dal sapore di intimidazione.

L'aggressione contro la giornalista Milashina

Da molti definita l'erede di Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa in un agguato a Mosca nel 2006, Milashina scrive da anni di Cecenia per la rivista Novaya Gazeta. La stessa testata, tra l'altro, dove lavorava la suddetta Politkovskaja, che denunciava la deriva autoritaria del governo di Vladimir Putin e gli abusi delle forze russe nel territorio ceceno.

Ebbene, Milashina, che a sua volta affronta tematiche sensibili legate al governo ceceno guidato da Ramzan Kadyrov, è stata malmenata e la sua attrezzatura distrutta. "È stato un classico rapimento", ha spiegato Milashina raccontando che gli assalitori "hanno buttato fuori dalla macchina" l'autista, le hanno legato le mani costringendola a inginocchiarsi, puntandole una pistola alla testa.

Qualche anno fa, la donna aveva accusato la polizia cecena di arrestare in massa, detenere illegalmente, torturare e in alcuni casi persino uccidere persone che ritenevano omosessuali. Adesso era tornata in Cecenia per coprire la sentenza del processo Musayeva.

Il racconto dell'agguato

Sia la giornalista che l'avvocato Nemov si trovano in ospedale. Avrebbero riportato entrambi delle fratture in seguito all'aggressione. L'uomo avrebbe riportato anche una ferita da coltello alla gamba. La donna - ha fatto sapere Novaya Gazeta - ha una lesione cranica chiusa, alcune dita delle mani fratturate ed "è svenuta più volte".

Una foto di Milashina pubblicata con il suo consenso ha subito fatto il giro del web. La reporter 45enne appare con vistose fasciature alle mani e i capelli rasati dagli aggressori, che le hanno pure gettato in faccia la zelyonka, un antisettico verde che macchia la pelle e che tante volte è stato usato negli attacchi contro i dissidenti russi.

"Sapevano esattamente cosa stavano facendo. Non hanno preso i soldi che avevo con me. Erano interessati alle attrezzature e ai documenti", ha spiegato la vittima in un video pubblicato dal media Baza. Nel racconto delle violenze subite, la giornalista ha spiegato che "quando Sasha (l'avvocato Nemov, ndr) è stato picchiato, gli è stato detto direttamente: qui stai difendendo molte persone, non hai bisogno di difendere nessuno qui".

Nemov si sarebbe accorto già dall'aereo che qualcosa non andava e avrebbe riconosciuto uno degli aggressori tra i passeggeri del volo: "L'imbarco a Mosca è stato ritardato, poi sono arrivate due persone e si sono sedute accanto a lui" sostiene Milachina. Usciti dall'aeroporto, i due sono saliti in auto per poi essere sorpassati da tre macchine che li hanno fermati, trascinati in un burrone e picchiati. "La mia password era complicata" racconta la giornalista, per questo "mi sono offerta di sbloccare il telefono da sola, ma per farlo hanno dovuto smettere di picchiarmi. Poi mi hanno coperto gli occhi e non ho potuto vedere nulla". Alla fine "hanno minacciato di tagliarmi un dito, ma quando si sono convinti che il telefono non funzionava si sono fermati, poi hanno iniziato a colpire ogni dito, metodicamente".

Minacce e avvertimenti

Il Cremlino ha definito l'attacco "molto grave" e ha promesso "risposte energiche". "Ho dato istruzioni ai servizi competenti di fare ogni sforzo per identificare gli aggressori", ha invece detto Kadyrov.

Nel febbraio dell'anno scorso Novaya Gazeta aveva mandato Milashina all'estero per motivi di sicurezza dopo che proprio Kadyrov aveva definito "terroristi" lei e un attivista aggiungendo una chiara minaccia: "Abbiamo sempre eliminato i terroristi e i loro complici".

La reporter inoltre tre anni fa fu picchiata nella hall di un albergo di Grozny da un gruppo di 15 persone tra uomini e donne.

A rendere ancora più grave questo nuovo terribile attacco è una frase che, secondo l'ong per la difesa dei diritti umani Memorial, gli assalitori avrebbero urlato a Milashina e Nemov mentre li picchiavano brutalmente: "Siete stati avvisati. Uscite di qua e non scrivete niente".

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