
Gli Stati Uniti sanzionano Francesca Albanese. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha reso noto di aver imposto “sanzioni” alla relatrice speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’italiana è finita nel mirino della Casa Bianca “per i suoi sforzi illegittimi e vergognosi di sollecitare un'azione della Corte penale internazionale contro funzionari, aziende e dirigenti statunitensi e israeliani".
"La campagna di guerra politica ed economica di Albanese contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata. Sosterremo sempre il diritto all'autodifesa dei nostri partner” ha aggiunto Rubio, lanciando un messaggio forte e chiaro: “Gli Stati Uniti continueranno a intraprendere qualsiasi azione riterranno necessaria per rispondere alle azioni legali e proteggere la nostra sovranità e quella dei nostri alleati".
Questa la risposta degli Stati Uniti al rapporto “Dall’economia di occupazione all’economia di genocidio”, in cui la Albanese accusa le principali aziende tecnologiche americane – da Amazon a Microsoft – di fornire un supporto cruciale alle operazioni militari israeliane nei territori palestinesi occupati. L’italiana, nominata nel maggio 2022, era già finita nel mirino di Tel Aviv nel 2024: il governo israeliano ha dichiarato la Albanese “persona non grata” e le ha negato l’ingresso nel Paese per aver affermato, ricorda Haaretz, che l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre era una risposta all’oppressione israeliana.
Il dibattito è incandescente.
La Albanese può contare sul sostegno della sinistra italiana, così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "È incredibile che il Segretario di Stato USA sanzioni a Francesca Albanese soltanto per aver svolto un incarico alle Nazioni Unite in cui ha denunciato i crimini del Governo di Israele sulla popolazione civile palestinese. Cosa fa Tajani per tutelare una cittadina italiana?".