"Mi ha riempita di pugni". Poi la lama alla gola: così il marocchino ha massacrato la donna incinta

Le testimonianze delle vittime delle aggressioni di due giorni fa sono choccanti; dai loro racconti emerge un quadro inquietante

Uno dei luoghi di Milano dove sono avvenute le aggressioni
Uno dei luoghi di Milano dove sono avvenute le aggressioni

Ha un volto e un nome lo straniero che lunedì scorso, in stato di ebbrezza, ha seminato il panico per le strade di Milano, ferendo sei persone che ha anche rapinato. Si tratta del marocchino Abrahman Rhasi, 23 anni, giunto in Italia da Bochum, città del land tedesco Renania Settentrionale-Vestfalia. L’uomo, a luglio del 2022, ha presentato istanza di protezione internazionale, una domanda che non permette l’espulsione, nonostante il giovane sia considerato borderline. E i fatti hanno dimostrato che Rhasi rappresenta davvero un pericolo per sé e per gli altri. Le testimonianze delle vittime delle aggressioni di due giorni fa sono choccanti; dai loro racconti emerge un quadro inquietante.

L'aggressione alla donna incinta

Il marocchino, lunedì pomeriggio, ha lasciato una lunga scia di sangue mettendo a segno una serie di rapine a donne, una delle quali incinta, "non esitando a colpirle con estrema violenza, oltre che ad usare il coltellino". Quattro rapine andate a segno, mentre una quinta è rimasta solo tentata. In via Sammartini, strada che costeggia la Centrale, Abrahman, secondo la richiesta di convalida dell'arresto del pm Maura Ripamonti, ha "scaraventato la vittima contro un'auto, colpita a pugni in testa, bloccata al suolo" e ha continuato "a colpirla con ulteriori pugni in testa" per prenderle l'Iphone. La donna, che si chiama Carmen, una spagnola 34enne al secondo mese di gravidanza, ha raccontato: “A un certo punto ho sentito qualcosa di appuntito, di metallo, premuto contro la gola. E allora gli ho lasciato il telefonino”. Poi ha continuato: “Prima ha iniziato a colpirmi al volto, alla testa. Poi mi ha scaraventato a terra, mi teneva bloccata mentre continuava a tirarmi pugni in faccia”.

La scia di sangue e violenza

Il marocchino prima aveva ferito alla mano una donna in via Bruschetti per prenderle il telefonino, e poi ha fatto altrettanto nel sottopasso Mortirolo. Non ha desistito nemmeno quando tre uomini, in viale Brianza, sempre in zona Centrale gli si sono avventati addosso per bloccarlo dopo l'ennesima rapina. Fuori dal bar della via, dove si trovava un avventore che ha cercato di fermarlo, rimediando una ferita al braccio, sono state lavate le macchie di sangue. L'uomo, Francesco Micciantuono, era seduto a bersi una birra quando ha visto il marocchino aggredire una ragazza, puntandole il coltellino alla gola. La giovane donna l'aveva visto arrivare, ha raccontato a verbale"indossando una scarpa mentre l'altra la teneva in mano, barcollando in evidente stato confusionale", Il fidanzato della ragazza era già intervenuto, insieme a un sessantottenne che stava uscendo di casa, Carlo Bertuletti. Tutti e tre sono rimasti feriti. Bertuletti con un profondo taglio alla spalla, Micciantuoni ferito al braccio. Grondante di sangue, è tornato al bar."Mi ha colpito, mi ha colpito", diceva mentre recuperava il telefono e gli altri oggetti lasciati sul tavolo.

Il grido di allarme dei residenti

I residenti in zona ripetono come un mantra: "Qui non si è più sicuri, abbiamo paura". L'epilogo si è consumato in via Venini, a poche centinaia di metri di distanza. Rhasi ha cercato di aggredire un'altra donna. Qui è stato preso dai poliziotti e portato, per le sue condizioni di alterazione, all'ospedale Fatebenefratelli da dove è stato dimesso per andare nel carcere di San Vittore in attesa della convalida dell'arresto per rapina pluriaggravata e lesioni. Anche tutti i feriti sono stati dimessi, con prognosi tra i cinque e i ventuno giorni ma difficilmente scorderanno quei momenti di terrore accaduti in strade piuttosto trafficate a quell'ora. Intanto si è accesa la polemica politica sulla sicurezza in città. Il sindaco Giuseppe Sala risentirà il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per "condividere la necessità di avere più risorse, più persone in divisa in città". Quanto è successo, ha detto il primo cittadino, "è un fatto assolutamente grave, ma Milano non è in emergenza. Chi vuole dimostrare il contrario provi a farlo".

Il ministro Piantedosi, da parte sua, si è complimentato con la polizia per l'arresto in tempi brevi dell'aggressore e ha spiegato che con Sala verificherà "la possibilità di estendere ed intensificare i servizi di controllo del territorio, già proficuamente attivati all'interno della stazione di Milano, anche nelle aree cittadine circostanti".

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