Luca Delfino e la "vita dopo". La storia del killer delle fidanzate diventa un podcast

Il podcast che racconta la storia di Luca Delfino. "Una storia atipica e con un futuro incerto", raccontano in esclusiva a ilGiornale.it gli autori Simone Gorla e Pietro Adami

Luca Delfino
Luca Delfino

Luca Delfino - il "killer delle fidanzate", come fu ribattezzato dalla stampa dell’epoca l’omicida di Antonella Multari, uccisa con 44 coltellate il 10 agosto del 2007 a Sanremo - è il protagonista di un nuovo podcast, disponibile sulla piattaforma Rai Play Sound e prodotto da Tgr Liguria a partire da lunedì 26 giugno 2023. "La vita dopo" - titolo del podcast - è stato realizzato dai due giornalisti e inviati di Tgr Liguria Simone Gorla e Pietro Adami. "L’obiettivo del nostro lavoro non è solo quello di raccontare la vicenda giudiziaria di Luca Delfino, che il prossimo 28 luglio finirà di scontare la pena per l’omicidio dell’ex fidanzata. Come recita il titolo del podcast, abbiamo voluto ‘andare oltre’ e quindi capire quale sarà il futuro di quest’uomo che a breve sarà collocato in una struttura Rems. Il nostro obiettivo è esplorare il confine tra pericolosità sociale e diritto alla sicurezza della collettività", spiegano i due autori a ilGiornale.it.

Simone Gorla e Pietro Adami, com’è nata l’idea di raccontare la storia di Luca Delfino in un podcast?

"Per tutto quest’anno ci siamo occupati di cold case realizzando una serie di servizi per Tgr Liguria. Tra i casi irrisolti che abbiamo raccontato c’è stato anche uno dei due omicidi attribuiti a Luca Delfino - per il quale fu assolto - che è quello di Luciana Biggi. Una storia sicuramente atipica sotto molti punti di vista. Da qui l’idea di realizzare un podcast che raccontasse, per l’appunto, la storia di Luca Delfino approfondendo tutti quei grandi temi che orbitano attorno al percorso di quest’uomo".

Da cosa siete partiti?

"Siamo partiti dai documenti, articoli di giornali e vecchie cassette, conservati negli archivi Rai. E dunque dalle notizie, dai protagonisti e dalle testimonianze dell’epoca. Il nostro lavoro ripercorre i fatti dalla primavera del 2006, quando venne trovata morta tra i vicoli di Genova Luciana Biggi, fino ai recenti sviluppi giudiziari che riguardano Luca Delfino".

Cosa è saltato fuori di particolarmente interessante durante il lavoro di ricerca?

"Una vecchia intervista a Luca Delfino, risalente al 2006, e quindi subito dopo l’omicidio della fidanza Luciana Biggi. Quando il giornalista gli chiese quale fosse il suo punto di vista rispetto alla vicenda, lui affermò senza esitazione di essere innocente. Ma non è l’unico documento interessante che abbiamo scovato".

Cos’altro?

“Al tempo c’era stato un confronto molto particolare tra il capo della squadra mobile e il pm che indagò sul caso. In buona sostanza, il capo della polizia accusava il pubblico ministero di non aver voluto fermare Delfino nonostante, a suo dire, ci fossero delle prove a carico dell’indagato. Per contro il giudice riteneva che la polizia non avesse svolto bene le indagini. Ne nacque un dibattito molto singolare che, all’epoca, suscitò l’interesse dei media e dunque abbiamo voluto riproporlo".

A fine luglio Luca Delfino uscirà dal carcere per essere collocato in una Rems di Genova Prà. Come è stata accolta la notizia dai residenti?

"Quando è uscita la notizia ci sono state un po’ di polemiche, soprattutto tra i residenti del quartiere Prà. Da giornalisti abbiamo cercato di capire, e poi di spiegare attraverso il podcast, come funziona una Rems. Dunque siamo andati in quella in cui sarà collocata Delfino e abbiamo parlato con i professionisti che operano all’interno della struttura".

E cosa avete scoperto?

"Le Rems non sono presidiate dalle forze dell’Ordine ma i medici, e tutto il personale, sono preparati e formati per accogliere autori di reati con gravi disturbi psichiatrici. Sono strutture a capienza limitata, in cui gli ospiti vengono monitorati costantemente e sottoposti a un percorso terapeutico che ha come fine ultimo, se possibile, la guarigione. Ma per Delfino la faccenda si complica".

Perché?

"Perché, a differenza delle altre persone che vengono collocate nelle Rems - generalmente autori di delitti dichiarati che bypassano il carcere perché dichiarati incapaci di intendere e volere - Delfino non è mai stato sottoposto ad alcun tipo di trattamento specifico per il tipo di patologia che gli è stata diagnosticata. E quindi i medici sono un po’ perplessi riguardo alla possibilità di gestire un paziente che non ha mai affrontato un percorso terapeutico. Senza contare che i reati attribuiti a Delfino sono correlati alle donne e all’interno della Rems ci sono molte operatrici".

Un caso atipico, insomma.

"Sicuramente sì. Quello che noi abbiamo capito realizzando questo podcast è che lui ha legittimamente delle aspettative di una vita libera dopo il carcere. Per contro c’è il parere di chi ritiene non sia ancora pronto per questa libertà".

E quindi quale sarà o potrebbe essere il futuro di Delfino?

"Difficile a dirsi. Nel senso che al momento non è possibile fare ipotesi di alcun tipo.

Sicuramente c’è qualcosa che, esattamente come sedici anni fa, non ha funzionato nella gestione di una persona con problemi evidenti di natura psichica. È giusto fare ricadere sui medici la decisione sul futuro di quest’uomo? Ce lo chiediamo nel podcast".

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