
I punti chiave
Tutto da rifare nelle indagini sul delitto di Garlasco? Tutto dipende da un tappetino, quello del bagno di casa Poggi, dove il killer potrebbe (oppure no) essersi lavato le mani dopo l’omicidio di Chiara Poggi quel 13 agosto 2007. È presto per sbilanciarsi, gli inquirenti sono al lavoro. E questo lavoro al momento interessa tre reperti fondamentali contenenti possibile materiale genetico, sui quali stanno operando, come riporta il Corriere della Sera la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, incaricati dalla giudice Daniela Garlaschelli. Ma quali sono questi tre reperti?
I reperti all’esame
Uno: la paradesiva di un’impronta non attribuita, che conterrebbe del materiale genetico maschile parziale. Sarebbe già stato confrontato sia con il Dna di Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 per l’omicidio della fidanzata, sia con quello di Andrea Sempio, unico indagato nelle nuove indagini per omicidio in concorso. In entrambi i casi l’esito è stato negativo. Due: il tampone orale sul corpo di Chiara Poggi. Tre, ultimo ma non da ultimo: il frammento del tappetino del bagno sul quale c’è il sangue della vittima.
Quest’ultimo reperto è molto importante, perché uno degli elementi per la condanna di Stasi fu l’ipotesi che il killer - individuato in lui dai giudici - si sarebbe lavato le mani dopo il delitto. Tuttavia i carabinieri coordinati dal procuratore di Pavia Fabio Napoleone non sono dello stesso avviso: se l’assassino si fosse lavato le mani, non sarebbe stato possibile trovare sul lavabo dei capelli - che invece sono stati rinvenuti - e si sarebbero trovate delle tracce di sangue nello scarico e nel sifone - che non c’erano.
Il primo ingresso nella villetta
A “Chi l’ha visto?” è intervenuto il colonnello Gennaro Cassese, che all’epoca era comandante della compagnia dei carabinieri di Vigevano e fu tra i primi a fare il suo ingresso nella villetta dei Poggi. Il militare ha raccontato di aver incontrato Stasi sul marciapiede: “Mi ha chiesto se poteva entrare per farmi vedere il suo percorso dove aveva trovato la ragazza”. Stasi avrebbe chiesto anche ai carabinieri di entrare, ma il colonnello lo avrebbe fatto trasferire in caserma.
Durante la sua telefonata al 118, Stasi affermò di non sapere se Poggi fosse ancora in vita, ma parlò di qualcuno che era stato ucciso. “A me non ha chiesto se la ragazza fosse morta o ancora viva. Quando l’abbiamo sentito successivamente, lui aveva intuito che la ragazza fosse morta perché era uscito il medico del 118 per scrivere i suoi atti”, ha chiarito a questo proposito Cassese.
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La tv accesa
Per quanto misteriosa, la stanza della villetta di Garlasco che fu trovata con la tv accesa dagli inquirenti al loro ingresso, è stata decodificata parzialmente dall’esperto Carlo Chericoni, intervistato dalla trasmissione di Rai 3. Collegata alla tv è una sola console, mentre l’altra a terra sarebbe stata spenta da tempo, dato che il led non è illuminato e il cavo è arrotolato.
La disposizione delle sedie e del pouf lasciano intendere che qualcuno avesse giocato ai videogame, poiché all’epoca i joystick avevano i fili e non si poteva stare molto distanti dalla console. La stava usando Chiara Poggi? In base ai suoi ricordi, Cassese sembra escludere che la tv trasmettesse però le immagini di un videogioco.