
I punti chiave
Invita alla cautela Antonio De Rensis, avvocato difensore di Alberto Stasi, condannato in Cassazione nel 2015 per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Il legale sostiene il lavoro degli investigatori, ricordando, ospite a “Chi l’ha visto?” che l’incidente probatorio sui reperti - i quali non hanno restituito tracce se non della vittima e di Stasi - non rappresenta la sola azione intrapresa nelle indagini. E si torna a parlare anche delle impronte.
L’impronta 33
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’impronta 33 sarebbe quella relativa all’appoggio della mano destra del killer, nell’atto di lanciare il corpo di Chiara Poggi in fondo alle scale della cantina. Non era stata valorizzata nelle indagini del 2007 e avrebbe contenuto 15 minuzie corrispondenti all'indagato Andrea Sempio.
Tuttavia è stata depositata una consulenza dattiloscopica di parte, redatta da Luigi Bisogno per la difesa di Sempio, che individua solo 5 e non 15 punti caratteristici. Per Bisogno, ci sarebbe stato un errore interpretativo: “I picchi e le depressioni che compaiono nella ninidrina come piccole ombre sono essere interpretate dal programma come creste interrotte”. In altre parole sarebbero state confuse alcune pennellate con le linee di una mano. Ma anche una consulenza di parte della famiglia Poggi esclude che l’impronta sia attribuibile a Sempio: in questo caso è stata trovata una sola minuzia corrispondente. “Questa è un’operazione terroristica che abbiamo dovuto patire”, ha dichiarato in collegamento l’avvocato di Sempio Massimo Lovati. Per Antonio De Rensis, semplicemente “qualcuno sbaglia”. Tuttavia il legale non si sbilancia più di tanto.
La scena del delitto
La trasmissione di Rai 3 si è focalizzata inoltre su un dettaglio della scena del crimine. Quando Chiara Poggi è stata trovata morta il 13 agosto 2007 nella sua villetta di Garlasco, la tv era accesa. Dalle foto scattate dagli inquirenti, sembrerebbe che qualcuno stesse giocando ai videogiochi, ma potrebbe essere stata la stessa vittima. Dato che gli amici del fratello Marco Poggi, tra cui Andrea Sempio, si incontravano in casa per giocare alla console, è possibile che il materiale subungueale trovato sulla vittima, e attribuito a Sempio, si possa essere trasferito in questo modo? Né la console né il joystick sarebbero stati repertati.
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Gli amici del fratello
“Chi l’ha visto?” ha sentito proprio uno degli amici di Marco Poggi, Mattia Capra, che tuttavia non sarebbe stato un assiduo frequentatore della villetta nel periodo del delitto. La mattina dell’omicidio ebbe dei contatti telefonici con Sempio, che ha definito “traffico normale tra amici”. Capra, oltre alla perquisizione di maggio 2025 sarebbe stato anche ascoltato dagli inquirenti.
La trasmissione ha provato a parlare anche con un altro amico, Alessandro Biasibetti, che si trovava in Trentino con i Poggi (tranne Chiara) il 13 agosto 2007.
Gli è stato chiesto se anche Marco Poggi fosse con lui (e quindi di confermare il suo alibi) e Biasibetti, che oggi è frate domenicano, ha risposto: “Certo, ma lo sapete meglio di me”. Infine il frate ha chiosato: “Fate bene il vostro lavoro e prego per voi, ma non dico niente, grazie”.