"Chiara Poggi sapeva troppo sulla Bozzola". La pista internazionale mai presa in considerazione

Nei prossimi giorni la procura potrebbe ascoltare Flavius Savu, estradato in Italia e messaggero di una pista alternativa sul delitto di Garlasco: Chiara Poggi sarebbe stata uccisa per aver scoperto un giro di pedofilia

Screen Quarto Grado
Screen Quarto Grado
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Lo scorso 16 ottobre è stato condotto in carcere a Pavia Flavius Savu, pregiudicato ed ex latitante dopo una sentenza per estorsione. L’uomo, di origine rumena, era stato arrestato in Svizzera e da qualche tempo aveva fornito alla stampa italiana delle rivelazioni su un presunto legame tra lo scandalo, per cui era stato condannato, e il delitto di Garlasco. Sostanzialmente Savu sostiene che Chiara Poggi sia stata uccisa il 13 agosto 2007 per aver scoperto un presunto scandalo sessuale intorno al locale santuario della Madonna della Bozzola. “Ha scoperto tutto e la ragazza ha detto che parla”, aveva dichiarato al telefono a “Chi l’ha visto?”.

L’incontro con l’avvocato

Savu è difeso dall’avvocato Roberto Grittini, che ha rilasciato il racconto del loro recente incontro a Quarto Grado: “Sono stato in carcere a Pavia e ho incontrato Flavius Savu. Ne sono uscito con le idee un po’ scombussolate rispetto a quello che era il mio pensiero in relazione a questo fatto, la morte di Chiara Poggi. Penso che la sua ricostruzione sia attendibile. L’unica cosa che emerge e che posso comunicare è che secondo la prospettazione di Savu occorre tenere in debita considerazione il ruolo centrale, secondo quello che dice lui, del santuario della Bozzola. E se la procura ovviamente è interessata, lo chiamerà”.

La lettera del nipote

Stando a quanto riporta Il Giorno, Grittini avrebbe incontrato anche il nipote di Savu, Cleo Koludra Stefanescu, detenuto per omicidio nel carcere di Vigevano: “Abbiamo parlato per due ore. L’ho sondato, ho provato anche con qualche trabocchetto. Il suo è stato un racconto molto lineare che ha fissato dei punti fermi”.

Il 28 maggio 2025 Stefanescu aveva consegnato ai legali una lettera - aiutato in carcere per via dello scoglio linguistico da Alberto Marchesi, detto Yeyè, imprenditore e autore di un libro, noto per via dell’amicizia con gli 883, che sul suo passato di dipendenza hanno scritto una canzone, “Cumuli”. Nella lettera Stefanescu raccontava di una ragazza picchiata e minacciata per aver scoperto “un grosso giro di pedofilia e una specie di prostituzione riguardo al santuario della Bozzola gestito da un custode”.

La teoria di Lovati

Anche Massimo Lovati, ex avvocato dell’indagato Andrea Sempio, aveva parlato di un presunto giro di pedofilia e traffico di organi in seno però alla Chiesa statunitense. Secondo il legale, Chiara Poggi sarebbe stata trucidata per mano di un sicario operante a nome di un’organizzazione internazionale potentissima. Una pista estera, in altre parole, che però non è mai stata presa davvero in considerazione dagli inquirenti, almeno in base a ciò che si sa al momento. Il punto in comune tra la teoria di Lovati e le dichiarazioni di Savu sarebbe la paura: il pregiudicato aveva infatti reso noto di essere divenuto latitante per il timore di essere ucciso a causa delle rivelazioni per cui aveva messo in atto l’estorsione per cui è stato condannato.

Lo scandalo al santuario

Savu avrebbe ricattato l’ex rettore del santuario, don Gregorio Vitali, per via di un audio in cui si sarebbe sentita - eventualità tutta da verificare - la voce del religioso, impegnato in atti sessuali. Il contesto relativo agli audio sarebbe però quello di due adulti consenzienti, anche se, stando a quando riferisce Grittini, Savu gli avrebbe parlato anche di presunti riti satanici. Anche Marchesi, che ha trascritto il racconto di Stefanescu, racconta di episodi molto particolari riferiti.

Il 21 giugno 2014 un carabiniere dotto copertura, all’interno della diocesi di Vigevano, avrebbe ascoltato due rumeni chiedere 250mila euro al promotore di giustizia del Vaticano, facendogli sentire il suddetto audio. Uno di loro era Savu, poi condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione, dei quali deve ancora scontare quattro anni e otto mesi, l’altro era Florin Tanasie, poi condannato a un anno e otto mesi. Da questo episodio è partita l’indagine per estorsione, con l’esito, nel 2018, che ormai è noto.

Savu però non era a Garlasco nel 2007: ci è arrivato nel 2013. È uno dei punti su cui la procura dovrà vederci chiaro, perché significa che alcune delle cose che dice, se provate, potrebbero provenire da una presunta testimonianza de relato, anche quella tutta da verificare. C’è però un dettaglio non trascurabile: nel 2006 un sacerdote, don Cervio deceduto nel 2016, aveva denunciato ai carabinieri queste circostanze: “Mi riferirono di particolari sconcertanti in merito alle condotte ‘immorali’ tenute da Padre Gregorio, che persino pagava alcuni uomini al fine di ottenere da loro prestazioni sessuali”.

Don Cervio non parla però di minori, e se si sia trattato effettivamente di prostituzione o di estorsione, come nell’altra occasione oggetto di sentenza passata in giudicato, potrebbe essere un altro punto importante ai fini dell’indagine.

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