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Giallo Lilly, parla il vedovo: “Io indagato, andrò in giudizio. Ma si dovrebbe cercare altrove”

All’indomani del rigetto della richiesta della difesa, Sebastiano Visintin commenta il mistero della morte della moglie Liliana Resinovich e parla della sua posizione

Screen "Quarto grado"
Screen "Quarto grado"
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Non ci sarà una nuova superperizia, o quanto meno una perizia terza che potesse dirimere le discrepanze tra la consulenza medico-legale di Fulvio Costantinides - realizzata dopo il ritrovamento di Liliana Resinovich, il 5 gennaio 2022 - e quella collegiale guidata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo che ha richiesto una riesumazione.

La perizia era stata richiesta dalla difesa dell’unico indagato per l’omicidio di Resinovich, il vedovo Sebastiano Visintin, ed è stata rigettata dalla Cassazione. “Certamente non l'ho presa bene - ha spiegato Visintin in un’intervista a Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi - Questo sforzo fatto dai miei avvocati Paolo e Alice Bevilacqua è un'occasione persa, perché avrebbe potuto dare delle risposte ben precise e ben chiare. Spero che la cosa non finisca qua. Secondo me i miei avvocati troveranno qualche altra forma e qualche altro modo per poter riprendere il discorso e portarlo avanti”.

Nella sua intervista, Visintin si è raccontato a 360 gradi: dalla solitudine che afferma di provare (“Continuo a vivere, altrimenti forse avrei finito per togliermi la vita; è un pensiero che ho avuto più volte, perché vivere senza Liliana è molto duro”), al riscontro dell’opinione pubblica che lo percepisce in modo differente (“Io certamente sono amato e odiato; è sempre stato così nella mia vita”).

Fino all’indagine che lo vede protagonista. Quando gli viene chiesto in merito all’eventualità che sia rinviato a giudizio, Visintin risponde infatti: “Non ci sarebbe nessun problema. Molto probabilmente succederà. Io sono qua a disposizione, ci sono i miei avvocati che mi sono vicini e che sanno perfettamente che io non ho niente a che fare con la scomparsa di Liliana. Bisognerà forse cercare in qualche altro ambiente, nelle sue amicizie, nelle persone che si spacciavano per qualcosa che non esiste. Questo è, purtroppo”.

Liliana Resinovich scomparve da Trieste il 14 dicembre 2021, venendo ritrovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico giuliano. Inizialmente si indagò per suicidio, ma, alla richiesta di archiviazione, a seguito di tre opposizioni, presentate dello stesso Visintin, del fratello di Lilly Sergio Resinovich e della nipote Veronica Resinovich, le indagini sono state riaperte per omicidio. La data di morte sarebbe collocata, per Cattaneo, nel giorno della scomparsa, mentre Costantinides aveva scritto nella sua consulenza che la morte sarebbe sopraggiunta entro 72 ore dal ritrovamento.

Un caso insolito quello di Liliana Resinovich, che ha polarizzato l’opinione pubblica anche per la singolarità di una serie di circostanze, come la presenza, nella

vita della donna, di un amico speciale - così è stato ribattezzato - Claudio Sterpin, il primo ad accorgersi della sua assenza poiché - ha sempre detto - la mattina della scomparsa avrebbero dovuto incontrarsi.

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