«Sono un assassino e un fallito, non so spiegare perché l'ho fatto, volevo solo spaventarla in modo violento».
Mercoledì sera, ore 18 circa, Parco Nord, estrema periferia nord di Milano. Piange Luigi Morcaldi, il 64enne che otto ore prima ha ucciso davanti a casa con almeno 14 coltellate la ex compagna di un anno più giovane, Luciana Ronchi. Ma non è più spavaldo e deciso, rabbioso, come in mattinata, quando per eliminare la ex ha addirittura spuntato la lama del coltello con cui l'ha colpita per la foga eccessiva con cui si è accanito su di lei. Circondato da un centinaio di vigili della Polizia Locale, Morcaldi è ormai un uomo finito.
Si saprà in seguito che, in carico ai servizi sociali e da tempo disoccupato, l'uomo non abitava più in un appartamento di via Bisnati, cioè a due passi dall'abitazione della ex compagna, ma dormiva tra i senza fissa dimora di una casa di accoglienza. «Non sono andato a cercarla, lei stava attraversando via Grassini e lì non so cosa mi è venuto in mente - racconterà più tardi in Procura ai pm Leonardo Lesti e Giovanni Tarzia -. Volevo dargli...Non la volevo di certo ammazzare. Il coltello io lo porto sempre con me, da 30 anni. Ho fatto questa cosa qua che non riesco a capire...Quattordici coltellate...Pensavo 1, 2, 3. Quando l'ho vista non ho capito più niente, la rabbia, ho visto nero; sono un assassino, non può cambiare niente, non avrei voluto incontrarla. Io ho subito da lei una crudeltà disumana, doveva andarsene lei dalla nostra casa», ha dichiarato il 64enne.
Morcaldi ha parlato quindi agli inquirenti con disprezzo del nuovo compagno della vittima e del figlio di 28 anni che la coppia aveva in comune. «La torta avvelenata» è infatti il titolo di uno scritto ritrovato sulla Ford Focus, intestata alla sorella dell'omicida e ritrovata proprio nei pressi del Parco Nord mercoledì pomeriggio. Nel testo il 64enne rivolge una serie di pensieri alla ex e al figlio, sui quali riversa rabbia e frustrazione.
Intanto in Procura, i testimoni che l'altra mattina lo hanno visto mentre aggrediva la ex, dopo averla afferrata per i capelli, hanno parlato di una scena «terribile». «Sono rimasto paralizzato - ha ammesso un teste -. Lei urlava con forza e cercava di divincolarsi, mentre Morcaldi le urlava con rabbia vai fuori da casa mia! e le sferrava due colpi al volto, simili a due pugni. Il mio collega si avvicinava per dividerli e cercare di soccorrere la donna a terra, l'aggressore saliva in scooter e sia allontanava. Una volta che il collega ha raggiunto la signora, lei si è aggrappata al suo braccio destro, poi ha perso la presa e si è accasciata al suolo per le ferite». Ogni fase dell'assalto è stato ripreso dalle telecamere di via Grassini, come ci ha tenuto a precisare il procuratore capo Marcello Viola.
Che ha sottolineato: «La sua azione è stata determinata e rapida».Adesso Morcaldi, che stamattina verrà sottoposto all'interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore, si trova detenuto nel settore ci sono i soggetti considerati a rischio suicidiario.