«Speriamo che schiatti, così non ci riconosce»; «Diciamo che lui aveva un coltello e che noi abbiamo reagito»; «Andiamo a trovarlo in ospedale, così facciamo commuovere i giudici»; «Beh, possiamo sempre scappare in un paese dove non c'è l'estrapolazione (leggasi estradizione)».
Dalle intercettazioni ambientali, dai loro dialoghi sui social in cui ricostruiscono l'accaduto («gli ho dato una coltellata», «no, frà, guarda che gliene hai date due») non appare un attimo di pentimento, un flato di commozione, un tentativo di ammenda. Sembra non abbiano infatti né anima né cervello i cinque giovani destinatari delle ordinanze cautelari eseguite ieri mattina tra Monza e provincia. Sono due 18enni e tre 17enni quattro italiani e uno straniero, tutti studenti, alcuni ripetenti, ma tutti incensurati e tutti figli di gente per bene - i ragazzi fermati dalla squadra investigativa del commissariato Garibaldi-Venezia, guidata dal primo dirigente Angelo De Simone. Quando la polizia è piombata ieri nelle loro abitazioni, uno stava giocando con la Playstation, un altro si stava preparando per andare a scuola, gli altri ancora dormivano. Sono accusati di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata per aver pregiudicato per sempre l'esistenza di un 22enne brillante studente universitario della Bocconi che la notte 12 ottobre hanno accoltellato e massacrato di botte e che tuttora, dopo due interventi chirurgici, resta in ospedale, aggrappato a un futuro da paraplegico.
Cinque contro uno, alle 3 di notte, davanti a una discoteca a due passi dalla movida di corso Como, la banda circonda la vittima, mai incontrata prima, per sfilargli 50 euro dal portafoglio con la scusa di dover cambiare dei soldi. Quando il 22enne prova a riprendersi la banconota, lo tempestano di calci e pugni, poi uno del branco estrae un coltello a serramanico e lo assale alle spalle, colpendolo con due fendenti al gluteo e al fianco sinistro. Una volta gettato a terra continuano a infierire su di lui, infine si allontanano per andare a ballare in uno dei locali della zona, mentre il 22enne finisce in codice giallo al vicino ospedale Fatebenefratelli. Per lui purtroppo sarà solo l'inizio; nella notte infatti le sue condizioni - ha un'arteria bucata, un polmone perforato, una lesione al midollo spinale con perdite che gli provocheranno i danni permanenti - si aggravano, ha bisogno di più trasfusioni di sangue e viene portato a Niguarda dove, a causa della copiosa emorragia, non sanno se riusciranno a salvargli la vita. Dopo essere stato operato due volte lo studente rimane diversi giorni in rianimazione, in coma farmacologico. Ora è sveglio e cosciente, fuori pericolo, ma con un deficit neurologico, motorio, sensitivo e vegetativo nella metà inferiore del corpo.
A casa dei cinque giovani la polizia ha rinvenuto tutti gli indumenti indossati quella notte e in particolare un giubbotto bianco, un casco da moto bianco e una cintura con fibbia che spiccano evidenti nelle sequenze degli impianti di videosorveglianza.
I genitori (commercianti, impiegati, operai) e i fratelli (perlopiù universitari) sono senza parole: non sanno spiegare il cinismo imperante di chi non dà valore alla vita ma pervade quei 5 «sconosciuti» che vivono in casa loro.