Garlasco, il mistero della telefonata sul cellulare di Chiara: "Un fisso di Savona"

La sera prima del delitto Chiara Poggi avrebbe ricevuto una chiamata da Savona. Agli atti della nuova inchiesta anche le telefonate e gli sms delle gemelle Cappa

Una foto datata di Stefania e Paola Cappa davanti al cancello della villetta di via Pascoli
Una foto datata di Stefania e Paola Cappa davanti al cancello della villetta di via Pascoli
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In attesa dell'incidente probatorio, fissato per il prossimo 17 giugno, il "giallo" di Garlasco s'infittisce di misteri e suggestioni. Mentre la procura di Pavia approfondisce la posizione di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso con Stasi o altri, i media rilanciano piste alternative e nuove ipotesi sull'omicidio di Chiara Poggi. In queste ore, sotto la lente dei cronisti ci sono una serie di telefonate intercorse tra le gemelle Paola e Stefania Cappa il giorno del delitto. Non solo. Dall'analisi dei tabulati telefonici emerge che Chiara, la sera prima di morire, avrebbe ricevuto una chiamata dalla Liguria e più precisamente, come riporta Il Giorno, da un numero fisso in provincia di Savona.

La chiamata da Savona

A chi fosse intestata l'utenza resta un mistero. E soprattutto non è detto che la telefonata dalla Liguria, o le altre finite all'attenzione della stampa in questi giorni, siano collegate al delitto. Una suggestione giornalistica, sicuramente blanda e priva di qualsivoglia riscontro, rimanda a un amico di Alberto Stasi che, quando Chiara venne uccisa, si trovava in vacanza a Borghetto Santo Spirito, nel Savonese. Si tratta di Marco Panzarasa, il cui nome è finito nell'elenco di chi dovrà fornire il proprio Dna per compararlo con quello trovato sotto le unghie della vittima. Oggi 42enne, Panzarasa non è mai stato indagato. Nel corso delle prime indagini, venne ascoltato dagli investigatori in qualità di persona informata sui fatti. Dai verbali dell'epoca risulta che rientrò a Garlasco il 13 agosto, mentre gli amici rincasarono dopo Ferragosto. Come riporta Adnkronos, ricostruendo gli spostamenti in treno relativi al viaggio di ritorno da Borghetto Santo Spirito, il ragazzo arrivò a Pavia non prima delle ore 17. Ad informarlo della morte di Chiara fu Stefania Cappa, tramite un messaggio, mentre era in treno (i biglietti sono agli atti dell'indagine). Provò a chiamare Alberto, ma non rispose. Poi i rapporti tra i due si interruppero definitivamente a seguito del clamore mediatico che ebbe la drammatica vicenda. Nel 2008 l'abitazione di Panzarasa venne sottoposta a sequestro: "i carabinieri portarono via diverso materiale informatico, tra cui un computer", scrive Adnkronos. L'attività investigativa, però, finì su un binario morto. Così come i presunti sospetti e le speculazioni sul conto del giovane, che fu preso di mira ingiustamente sui social.

Le telefonate tra le sorelle Cappa

Ritornando alla questione della telefonate, in queste ore sono spuntate quelle intercorse tra Stefania e Paola Cappa il giorno del delitto. Le gemelle sostengono di aver trascorso la mattinata a casa. Alle 11.30 Stefania era uscita con l'allora amico Emanuele Arioldi, poi diventato suo marito, per andare in piscina. Mentre Paola, reduce da un problema di salute e con una gamba ingessata, era rimasta al letto. Nulla di strano. Se non fosse che i tabulati telefonici avrebbero registato una conversazione telefonica tra le due sorelle alle ore 11.19. La chiamata sarebbe durata 52 secondi. "A chiamare è un’utenza che inizia per 335, intestata a mamma Rosa Maria, che, però, la relazione del Comando provinciale di Pavia del 30 ottobre 2007 considera 'in uso a Cappa Paola'", scrive Il Giorno. In buona sostanza, sarebbe partita una chiamata dal cellulare di Paola a quello della sorella. La domanda sorge spontanea: perché avrebbero dovuto sentirsi al telefono se erano nella stessa casa? E soprattuto, cosa si sarebbero dette? Il condizionale è d'obbligo visto che Paola, sentita un anno dopo dai carabinieri, riferì di "non ricordare di aver fatto telefonate" quella mattina.

Inoltre, come precisa ancora Il Giorno, non è possibile risalire con esattezza a chi avesse in uso le varie utenze mobili della famiglia Cappa. Un mistero, l'ennesimo nel "giallo" di Garlasco, che solleva nuovi dubbi e altre domande.

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