I segreti della lettera anonima: cosa è successo a Elena Vergari?

Tutti gli interrogativi degli inquirenti sul caso della scomparsa di Elena Vergari: a che punto erano le indagini prima della loro archiviazione. La lettera potrebbe essere stata scritta da due persone

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"
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Potrebbe essere stata scritta da due mani diverse la lettera mandata nel 2017 agli inquirenti che indagavano sulla scomparsa di Elena Vergari fino alla sua archiviazione in quello stesso anno. La missiva, resa nota da “Chi l’ha visto?” con tanto di mappa del presunto luogo di occultamento del corpo, è infatti composta da due fogli con due grafie apparentemente molto differenti. Si cerca quindi il mittente, che può comunicare con la trasmissione di Rai 3 anche in forma anonima, al fine di fare chiarezza sulla vicenda.

La vicenda - scomparsa di Elena Vergari da Ladispoli il 5 giugno 2005 - presenta infatti “numerose contraddizioni”, come ebbe a scrivere il gip ai tempi. Il grosso si fonda su alcune testimonianze di amici e parenti, a partire dal marito Mauro Volpe che spiegò agli inquirenti cosa sarebbe accaduto nell’immediatezza: un litigio avrebbe portato la donna fuori di casa, dove, dopo aver percorso un tratto a piedi seguita dal marito, sarebbe salita su una Mercedes nera guidata da uno sconosciuto.

A detta di amici e parenti, Elena Vergari si era convinta che il marito la tradisse, ma non sarebbe mai andata via, tantomeno con uno sconosciuto: il fratello Paolo Vergari una volta la accompagnò a verificare cosa facesse il coniuge. Sempre Paolo parla del fatto che la presunta amante gli avrebbe raccontato che Elena Vergari la chiamasse al telefono. Gli avvenimenti insoliti di questa scomparsa però iniziano il giorno prima, il 4 giugno 2005.

Durante la mattinata di quel sabato, Elena Vergari effettua alcune telefonate: una volta al figlio Daniele Volpe, nove volte al 119 (l’utenza di un servizio di telefonia), una volta al marito, il cui cellulare aggancia una cella a Roma. E sempre a Roma, città in cui viveva e lavorava la presunta amante, il telefono di Mauro Volpe aggancia un’altra cella quando è lui a chiamare la moglie: agli inquirenti avrebbe riferito che in quel momento stava facendo ritorno a Ladispoli.

Una volta a casa, sempre stando alla sua narrazione agli atti, Mauro Volpe si sarebbe cambiato e sarebbe partito in auto con la moglie alla volta del lago di Martignano. Ma Elena Vergari, all’ultimo, avrebbe proposto di cambiare destinazione: voleva andare al cimitero di Valtopina, in Umbria, a trovare i genitori sepolti lì. A Valtopina i due avrebbero poi dormito in macchina nei pressi di un campo sportivo, eppure a pochi chilometri di distanza c’erano le case degli zii di Elena, che li avrebbero ospitati volentieri.

I coniugi sarebbero ripartiti per Ladispoli la mattina del 5 giugno alle 6.30: in auto avrebbero iniziato a litigare per poi continuare a casa - dove Mauro Volpe chiede di proseguire la discussione fuori per non disturbare il figlio. Daniele però riferisce agli inquirenti di non essersi accorto della loro presenza. A questo punto Mauro Volpe “va dal figlio, gli dice che la mamma è andata via. Gli dice anche che si era stufata sia di lui che del figlio”, riferisce Paolo Vergari. Daniele smentisce che il padre sia uscito per cercare Elena Vergari, e afferma che invece sarebbe rimasto in casa a guardare la tv.

Solo dopo 13 giorni viene sporta denuncia di scomparsa, in cui si parla di abbandono del tetto coniugale, di Elena che “usciva di casa con fare agitato” a seguito di una discussione. Al cognato Paolo Mauro Volpe avrebbe chiesto di rassicurare gli zii, ma il più preoccupato è il figlio Daniele, che riceve degli strani messaggi da una cabina, messaggi in cui si legge che la madre si sarebbe allontanata volontariamente: “Io capii subito che i messaggi provenivano da una cabina telefonica e pensai immediatamente che li avesse mandati mio padre per tranquillizzarmi, in quanto detti messaggi mi arrivarono circa 15 minuti dopo che mio padre era uscito di casa, dicendo che andava alle poste”, disse Daniele Volpe agli inquirenti.

Mauro Volpe, che fu indagato e si avvalse della facoltà di non rispondere, dopo qualche tempo avrebbe portato al monte dei pegni i gioielli della moglie, tra cui una fede. Il figlio gli avrebbe chiesto conto della scomparsa di un’amaca dal balcone e lo stesso Daniele, mentre puliva la casa, avrebbe trovato una tuta usa e getta nascosta, una mascherina, guanti usa e getta, occhiali antinfortunio, grandi sacchi in cellophane, e poi in cantina un piccone e grandi contenitori in vetro sporchi di terra. Tutto sarebbe stato sequestrato, così come l’auto di Mauro Volpe, ma non vennero trovate tracce ematiche.

Alla fine il gip concluse: “Appaiono evidenti le numerose contraddizioni fornite dall’indagato, tuttavia il ritardo del marito di Elena Vergari, nello sporgere denuncia di scomparsa ha indubbiamente ostacolato la predisposizione di accertamenti che, per essere efficaci, dovevano essere fatti

nell’immediatezza”. Ora però il caso potrebbe essere riaperto, dopo il ritrovamento di alcune ossa nel luogo indicato da una lettera anonima come quello dell’occultamento del corpo di Elena Vergari.

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