Cronache

Il 2015: un anno di processi mediatici

Sono tanti i processi celebrati sotto i riflettori quest'anno, nei salotti televisivi e sulla carta stampata, prima ancora che nei tribunali

Il 2015: un anno di processi mediatici

Chiara Poggi, Stefano Cucchi, Elena Ceste, Meredith Kercher, Yara Gambirasio, e il piccolo Loris Stival. Il 2015 è stato l'anno dei processi mediatici, condotti in tv e sui giornali, prima ancora che nell'aula di un tribunale. E delle sentenze inaspettate, criticate, fondate su prove indiziarie.

L'ultima è quella che ha visto Alberto Stasi condannato a 16 anni di galera per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, consumato 8 anni fa a Garlasco (Pavia). Due le assoluzioni, in primo e secondo grado di giudizio. Poi la decisione della Cassazione che ha riaperto il processo, la condanna a 16 anni dell'Appello, confermata dalla Suprema Corte sabato 12 dicembre, nonostante il procuratore generale abbia chiesto un nuovo annullamento "per una questione di scrupolo e rispetto nei confronti del grido di dolore di tutte le parti".

Tre giorni dopo è arrivata la nuova sentenza sul caso di Stefano Cucchi, il giovane arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana all'ospedale "Pertini" di Roma. I giudici hanno annullato l'assoluzione di cinque medici, disponendo un appello-bis per omicidio colposo. Sono stati invece definitivamente assolti i tre agenti di polizia penitenziaria, il medico che per primo visitò Cucchi e i tre infermieri finiti sotto procedimento. Intanto va avanti l'inchiesta bis avviata dalla procura di Roma che ha iscritto a diverso titolo nel registro degli indagati cinque carabinieri.

A trent'anni di carcere è stato invece condannato il 4 novembre scorso Michele Buoninconti, accusato dell'omicidio premeditato e dell'occultamento del cadavere della moglie Elena Ceste, la casalinga di Costigliole D'Asti, madre di quattro figli che, nel frattempo, sono stati esclusi dalla potestà genitoriale del padre. Il corpo fu ritrovato dopo quasi un anno, ma gli investigatori riuscirono a ricostruire quanto accaduto e a identificare il marito come colui che ha ucciso la donna e ha gettato il cadavere in un canale a poche centinaia di metri da casa, sulla base della prova logica. L'appello è assicurato.

C'è stata poi l'assoluzione definitiva di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati dell'omicidio di Meredith Kercher, che risale al primo novembre 2007, noto come delitto di Perugia. Anche in questo caso tempi lunghissimi per mettere una pietra tombale su un processo che ha tenuto con il fiato sospeso milioni di persone e due continenti. Per non parlare del movente "ballerino" sostenuto dall'accusa, che è passata dal gioco erotico (a cui avrebbero partecipato i fidanzati senza che nella stanza venissero trovate le loro tracce organiche), alla lite finita male tra le due ragazze. E delle prove giudicate "non sufficienti" dalla stessa Cassazione che ha assolto i due giovani imputati "per non aver commesso il fatto".

Sta trascorrendo il Natale in carcere Massimo Bossetti, il muratore accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre del 2010. Tra i tentativi di suicidio, le rivelazioni sui tradimenti della madre e della moglie dell'imputato, il filmato che mostra un furgone simile al suo transitare diverse volte nei dintorni del luogo della scomparsa della vittima, il processo prosegue inesorabilmente sotto i riflettori.

Stessa sorte per Veronica Panarello, accusata dell'omicidio del figlioletto Loris Stival, consumato il 24 novembre 2014 a Santa Croce Camerina (Ragusa). La madre ha sempre respinto ogni addebito, fino al colpo di scena del mese scorso, quando ha ammesso di aver occultato il cadavere del bambino. "Era in piedi, con il busto reclinato in avanti e le mani poggiate sul petto, ho pensato che avesse difficoltà a respirare per avere ingerito qualcosa che gli era andato di traverso", ha dichiarato davanti agli investigatori (e alle telecamere di una nota trasmissione televisiva). Un drammatico incidente, al termine del quale lei avrebbe tentato di soccorrerlo "battendogli la schiena" e anche "cercando di mettergli una mano in bocca", ma "era serrata" e non riusciva ad aprirla. Ad oggi, si cerca ancora lo zainetto del piccolo sulla strada che porta a Donnafugata dove la Panarello ha detto di averlo gettato, dopo avere abbandonato il corpo del bambino nel canalone di contrada Mulino Vecchio. È atteso l'inizio del processo che si svolgerà con rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica sulla madre.

E così anche il circo andrà avanti, guai a fermarlo.

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