La verità sulla morte di Yara Gambirasio si fonda su 98 reperti che ora potrebbero essere ispezionati dalla difesa di Massimo Bossetti.
È attesa per il 19 maggio l’udienza nella Corte d’assise di Bergamo, per stabilire se quanto chiesto dai difensori del muratore sarà reso possibile. Questi 98 reperti si trovano al momento nell’ufficio “Corpi di reato” del tribunale, perché sono stati confiscati e quindi sono proprietà dello Stato. I legali di Bossetti sono intenzionati a chiedere la revisione del processo basandosi su nuovi elementi e i reperti potrebbero svolgere un ruolo fondamentale in questa fase.
Già nel novembre 2019 era stata posta l’istanza per l’esame di essi, tra cui gli abiti della vittima, i leggings, le scarpe da ginnastica, le mutandine, strisce di campioni prelevati sulla’auto di Bossetti e ben 54 campioni di Dna. Va ricordato che proprio le tracce sui leggings hanno portato gli inquirenti a identificare Bossetti con Ignoto 1. “Ci sono ancora dei dubbi sulle analisi genetiche e non è ancora stato fatto nulla”, ha detto a Quarto Grado Marzio Capra, genetista e consulente di Massimo Bossetti, il quale preme per verificare la consistenza dei reperti a disposizione.
La trasmissione di Rete 4 si è occupata ieri di questa complessa vicenda giudiziaria, che viene rimandata ormai da tempo, sollevando una domanda: dal Dna può arrivare qualche sorpresa sul colpevole dell’omicidio di Yara?
Non si sa se la Corte autorizzerà solo una ricognizione dei reperti o delle analisi complete, ma il generale Luciano Garofano, biologo dei Ris di Parma presente in studio, non ha dubbi su come si dovrebbe agire per fugare per sempre ogni dubbio. “Spero che analizzino al massimo possibile - ha commentato l’esperto - perché questa è una storia che deve finire, deve finire il dubbio. È giusto che gli avvocati e la difesa esercitino i loro diritti. Ci sono troppe contraddizioni anche nei confronti di ciò che viene poi detto”. Garofano ha anche aggiunto che comunque quei 98 reperti sono già consumati dalle numerose analisi effettuate finora.
Intanto alla notizia dell’udienza del 19 maggio, Bossetti ha scritto una lettera che è stata letta a Quarto Grado. Nella missiva, in cui l’uomo si firma familiarmente Massy, c’è scritto: “Finalmente oggi intravedo una labile fioca luce in fondo al tunnel. Sperando che non sia la solita luce di un faro di un treno in corsa che sopraggiunge investendomi l’ennesima speranza”.
E ancora, più avanti: “Sono contento, perché finalmente ora spero che mi venga data quella sola e unica opportunità che da anni aspetto nel revisionare i reperti e procedere su di essi con le dovute indagini, affinché possa provare la mia estraneità e la mia sincerità”. Bossetti conclude la lettera specificando che è sua intenzione “rendere quella vera giustizia alla povera Yara, la figlia di tutti noi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.