Cronache

Il diario di Saman: "Mio padre si ubriaca e mi picchia per ogni cosa"

La ragazza aveva raccontato che il padre, Shabbar, era violento. Il racconto in un verbale dei carabinieri: "Mi riempì di botte quando dissi che non volevo sposare mio cugino"

Il diario di Saman: "Mio padre si ubriaca e mi picchia per ogni cosa"

"A mio padre, appena ho saputo che voleva che mi sposassi con mio cugino, ho detto che non volevo farlo, sia perché lui era troppo grande sia perché non mi piaceva... E lui mi picchiò". Sono le parole di Saman Abbas messe nero su bianco dai carabinieri di Novellara (Reggio Emilia) il 23 febbraio 2021, pochi mesi prima della scomparsa. La ragazza, 18 anni appena compiuti, aveva raccontato ai militari dell'Arma di aver subito maltrattamenti e violenze dal padre in molte circostanze."Botte per ogni cosa", spiegava in quel verbale messo agli atti di un'ordinanza del Riesame e rilanciato sulle pagine del Corriere della Sera.

Le nozze forzate

Saman avrebbe dovuto sposare un cugino in Pakistan, più grande di 11 anni, contro la sua volontà. Così avevano deciso i genitori, Nazia e Shabbar, sui quali oggi spicca un mandato di cattura internazionale dopo che la Procura di Reggio Emilia ne ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa in concorso di sequestro, omicidio e soppressione di cadavere. La data delle nozze era stata fissata al 20 dicembre 2020. "Un anno fa, il 17 novembre 2019, sono andata in Pakistan con mio padre e mia madre per restarvi sino al 14 febbraio del 2020. - racconta la ragazza - Il 31 dicembre c'è stato il fidanzamento con mio cugino di 29 anni e il matrimonio era previsto il 22 dicembre 2020". A quel punto, si era rivolta alla madre: "Con lei insistevo. Dicevo 'Dai, tu sei una mamma, lui è troppo grande per me, anche lui non vuole sposarsi con me...' Ma lei diceva che non era una decisione che spettava a me".

Le botte e i maltrattamenti

Saman sognava di vivere all'occidentale. Aveva aperto un profilo su TikTok con l'account "italian girl" in cui condivideva alcune foto personali e qualche selfie. Quei pochi che era riuscita a scattare quando, dopo aver denunciato il padre per maltrattamenti, era stata affidata affidata ai Servizi Sociali e trasferita in una comunità protetta del Bolognese. Shabbar, a detta della giovane, era un uomo particolarmente violento e autoritario. "Le reazioni di mio padre erano violente a livello fisico. Mi picchiava. - si legge nel verbale -Una volta, circa cinque mesi fa, ha lanciato un coltello nella mia direzione, non ha colpito me ma il mio fratellino, ferito a una mano. Nonostante perdesse molto sangue e io avessi detto di volerlo accompagnare al Pronto soccorso, nostro padre ha detto che non era possibile e ha chiuso la porta di casa. Era presente anche mia madre che però non ha detto né fatto niente...".

"Cacciate di casa"

Lei e sua madre si ritrovavano spesso a dormire in strada, sul marciapiede: "Spesso è capitato che mio padre cacciasse di casa me, mia madre e mio fratello e andava a finire che dormivamo per strada. Ci cacciava dicendo: Questa è casa mia, andate via!'. Lo diceva sia a me che a mia madre". Si comportava così "perché non volevo sposarmi, ma non solo. - continua il racconto della 18enne - Lo faceva anche prima. Spesso era ubriaco e mi picchiava per motivi diversi. Mi picchiava perché io volevo andare a scuola e lui era contrario. Infatti io ho finito la terza media facendo l'esame, ma quando gli ho detto che volevo iscrivermi alle superiori lui ha detto no, picchiandomi".

Le minacce alla famiglia di Saqib

Non solo "botte" alla figlia ma anche minacce ai familiari di Saqib, il ragazzo che Saman aveva consciuto in chat e con il quale era scappata dal centro protretto per trascorrere qualche giorno a Roma. Il giovane non era visto di buon occhio da Shabbar che, un giorno, si era precipitato a casa dei genitori del 23enne in Pakistan armato di pistola e in compagnia di altri uomini. "Erano tutti armati con pistole e hanno sparato in aria. - racconta la 18enne ai carabinieri - In tutto vi erano sei auto che giravano attorno all'abitazione di Saqib". Stanca di subire soprusi e delle vessazioni, pochi giorni prima della scomparsa, il 22 aprile 2021, Saman si era nuovamente rivolta ai militari dell'Arma di Novellara per denunciare il padre che le aveva sottratto il documento di identità.

Poi l'ultimo e disperato appello della giovane: "Sono disposta a tornare al centro protetto ma non in Pakistan".

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