Un finale diverso per Sangiuliano

Peccato che non ci sia più Dario Franceschini al ministero della Cultura, sennò - contando sul fatto che da quelle parti non sanno leggere - un paio di milioncini li avrei potuti intascare

Un finale diverso per Sangiuliano

Ho in mente un film. Il soggetto e la trama mi si sono stampati in testa e devo solo fotocopiarli con l'intelligenza artificiale. Un film denuncia. Come quello di Francesco Rosi intitolato Le mani sulla città. Il mio sarebbe: Le mani, ma soprattutto i piedi, sul cinema.

Peccato che non ci sia più Dario Franceschini al ministero della Cultura, sennò - contando sul fatto che da quelle parti non sanno leggere - un paio di milioncini li avrei potuti intascare, e spartirli con qualche testa di turco che si prestasse a fingere di essere un produttore cinematografico. Pazienza. Quel tempo, per colpa (o per fortuna, fate voi) di Gennaro Sangiuliano, è finito. Poca grana per tutti. Ho un sogno: che si palesi un finanziatore, uno di quelli che ci mette i soldi suoi, come una volta i Carlo Ponti, i De Laurentiis e i Cecchi Gori. Costoro, nei primi decenni del dopoguerra, portavano le cambiali in banca per ottenere prestiti onde finanziare i capolavori di De Sica e Rossellini, senza che lo Stato li omaggiasse di alcunché, salvo le forbici di una censura bigotta: poi era il botteghino in Italia e nel mondo a ricompensare il loro rischio.

Il mio film-verità è ambientato nel presente, a Villa Pamphili. Dove giacciono una donna e la figlia di lei, una bimba di neppure un anno, aveva appena imparato, spero per un attimo di gioia della madre, a dire "Mamma", in qualunque lingua fosse. Il film si apre lì, ma la vicenda ha la sua preparazione nella testa criminale e apparentemente bislacca di un americano. Flashback. Kaufmann sbarca a Fiumicino. Fa il giro dei posti giusti: la crème della "cultura alta" di Trastevere e dei Parioli. Si fa raccontare come si fa. I film li paga lo Stato, consente di far incassare a registi d'avanguardia un milioncino minimo a pellicola.

Siamo nel periodo dell'oro giallorosso. Il Conte bis. Funziona così: ai Cinque Stelle è assegnata la fettona di contante destinata a mantenere sul divano la propria clientela con il reddito di cittadinanza, 700 euro cadauno mensili; sul lato comunista del governo, avente capo delegazione Dario Franceschini, alla élite si distribuiva la licenza per potersi appendere alle mammelle della vacca culturale, con ben altri proventi pro capite. La casamatta della propaganda rossa costituita dalla mediocre casta intellettuale, passata in buona parte dalla miseria dei giornali al cinema, povero di idee, ma ricco di grana governativa. Era stata un'idea di Franceschini. La sua legge del 2016 è un bengodi che consente una vendemmia (le cifre le ha fornite ieri il nostro Giornale) prossima, fino all'arrivo dello sventurato Gennaro Sangiuliano, che prova a tagliare la mano dei profittatori, a un miliardo annuo. Era un meccanismo diabolico. Kaufmann capisce e gode. Consumerà la sua vendetta. Ci rimetteranno le casse dello Stato, e soprattutto - senza paragone per gravità - ci perderanno la vita Anastasia e Andromeda, le due creature assassinate.

Il mio film dovrebbe raccontare insieme una farsa e una tragedia. La prima, necessaria premessa della seconda, accade nei corridoi del dicastero collocato a metà strada tra il Pantheon e la fontana di Trevi. Kaufmann si presenta allo sportello avendo compilato il modulo, indicato le spese previste, la paga a regista e macchinisti, microfonisti e costumisti, artisti purché comunisti anche perché fa rima. La richiesta di mancia? 863mila euro. Essa sarà concessa con decreto del 2020, a firma del capo dicastero Dario Franceschini. Tutto soddisfa le condizioni stabilite con la legge del 2016 proprio dallo stesso Franceschini, che già allora sentiva di avere in mano il destino dei progressisti. Dario sa che occorre l'appoggio della Roma Eterna del Ciak-si-gira per adescare il popolo bue. Era sempre andata così. Gli apparati culturali servono a questo, e quel reticolo di interessi coltivati nei salotti e sopra i tetti della Roma godona (copyright Dagospia) va mantenuto.

Ma sono così asini, costoro, che non sanno più fare il loro mestiere di agit proprio. Il popolo non ci casca, e manda a casa, anzi al diavolo, i compagni. E chi sostituisce Franceschini è un uomo onesto e integerrimo. Capisce il meccanismo. Scatta la trappola. Un affare sentimentale che non è costato un euro allo Stato è la trappola ordita dagli scrocconi per punirlo. Ogni sera una pugnalata, se ne deve andare.

Il mio film-verità, neorealismo post-moderno, ha un risvolto amaramente comico. L'americano riesce a dimostrare che i nuovi cog... del mondo sono gli italiani, nella loro versione progressista. Kaufmann vuole vendicare la cattiva fama del popolo Usa fatto di gonzi, che quei furbacchioni di italiani gli hanno incollato in fronte con la satira dei geni comici del tempo che fu. Ha rovesciato la storia di Totò che, con Nino Taranto a fargli da spalla, riesce a vendere la fontana di Trevi a un giulivo idiota arrivato da Cincinnati. Ma quella era pura finzione. Questa invece è una truffa riuscita, e invece della Fontana lui ci vende il nulla.

Ed ecco che il mio film entra in modalità tragedia. Kaufmann dai sette nomi sa come investire quel denaro: accalappiare una povera ragazza russa, di nome Anastasia, facendole balenare la strada della fama. La adesca a Malta, dove, con la grana intascata dallo Stato, la introduce in una favola che non esiste, diventando una delle "Stelle della Notte", la pellicola falsa come la cultura dei progressisti. Finanziarla - è la mia tesi poco corretta - ingrassa mentitori e criminali.

Il caso di Villa Pamphili è la prova definitiva di tutto questo. E conferma il sospetto - per me da subito molto più che un sospetto - che Gennaro Sangiuliano, un uomo davvero colto e perbene, sia stato attaccato e infine impiccato perché ha osato provare a chiudere a chiave il Paradiso cinematografico delle sanguisughe.

(E rimando ancora a numeri e nomi apparsi sul Giornale). Ora lavora ottimamente per il Tg1 da Parigi. Merita un risarcimento che lo proietti di nuovo nel campo della politica. Più cattivo però. E guai a chi ce lo tocca.

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