Giustizia vergogna

Dopo 18 anni un'impronta accanto al corpo di Chiara attribuita a Sempio. E lui non va in procura. Guerra fra pm e investigatori, l'ombra dell'errore giudiziario

Giustizia vergogna
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Lo abbiamo già scritto e oggi lo ripetiamo con più forza: l'inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi avvenuto 18 anni fa a Garlasco è l'emblema dello stato della giustizia italiana, un sistema fuori controllo dove regnano improvvisazioni, pregiudizi e impunità. Per quel delitto Alberto Stasi, che si è sempre professato innocente, è stato condannato a 16 anni e sbattuto in cella. Non è possibile che solo oggi si scopra che le cose non sono andate come ricostruite in maniera pasticciata e frettolosa da inquirenti, pm e giudici. I quali hanno influenzato - e sono stati a loro volta influenzati - un'opinione pubblica che chiedeva solo di dare un qualsiasi nome al mostro. Questa di Garlasco, comunque vada a finire, è una storia di tirannia come la intendeva Montesquieu: «Non c'è tirannia peggiore di quella esercitata all'ombra della legge e sotto il calore della giustizia». Oggi si scopre che gli inquirenti avevano da subito in mano gli elementi per valutare con serenità e scientificità giuridica eventuali responsabilità. Non è accaduto e ci ritroviamo con due presunti assassini, uno da dieci anni in cella, l'altro da sempre a piede libero. Gli investigatori di ieri e di oggi si rimpallano colpe e sospetti, quelli di ieri nel tentativo di non rimanere con il cerino in mano. «Al momento su Garlasco non dico niente, è inopportuno», ha commentato ieri senza scomporsi Mario Venditti, l'ex procuratore di Pavia che all'epoca escluse piste alternative a quella di Stasi e che da due anni è seduto sulla comoda e ben retribuita poltrona di presidente del Casinò di Campione d'Italia, enclave italiana in Canton Ticino.

È come se un primario, appreso di aver amputato l'arto sbagliato, non avesse neppure un sussulto, non sentisse la necessità di capire, spiegare e magari scusarsi. Così come ogni anno fanno 500 suoi colleghi colpevoli di gravi errori giudiziari e ingiuste detenzioni. La famigerata giustizia-vergogna.

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