Coronavirus

I migranti della Sea Watch messi in quarantena nella caserma delle fughe di massa

Dopo il danno sembra essere arrivata anche la beffa: i migranti scesi dalla Sea Watch 3 a Messina, sono stati messi in quarantena in una vecchia caserma protagonista di fughe di massa negli anni passati. Musumeci: "Decisione grave"

I migranti della Sea Watch messi in quarantena nella caserma delle fughe di massa

Non accennano a placarsi le polemiche sulla vicenda relativa dello sbarco, operato nella giornata di ieri, della nave Sea Watch 3 all’interno del porto di Messina.

Tutto è iniziato quando, in previsione dell’autorizzazione all’approdo del mezzo dell’omonima Ong tedesca nella città siciliana, il presidente della Regione Nello Musumeci aveva chiesto al governo di far trascorrere il periodo di quarantena previsto per i migranti a bordo della nave. E questo per via dell’acuirsi dell’emergenza dovuta al coronavirus. Peraltro, proprio nelle ore prossime all’approdo della Sea Watch 3 a Messina in Sicilia si è verificato il primo caso di contagio.

Ma dal governo nazionale alla fine sono arrivate altre indicazioni: la quarantena a bordo della nave poteva essere accordata soltanto ai membri dell’equipaggio, i 194 migranti invece sono stati fatti sbarcare. Ieri il molo Norimberga del porto di Messina, si presentava blindato con i medici che, con addosso le tute e le mascherine protettive, hanno controllato le condizioni di salute delle persone fatte scendere dalla Sea Watch 3.

A quel punto, il governo siciliano, preso atto della decisione di far scendere ugualmente i migranti, aveva chiesto rassicurazioni all’esecutivo nazionale sulla quarantena. Il luogo però trovato non è apparso idoneo ad ospitare le 194 persone che dovranno trascorrere 14 giorni in isolamento. Si tratta infatti dell’ex caserma militare Gasparro, posta nel quartiere messinese di Bisconte. È lo stesso luogo da cui in passato si sono verificate anche fughe di massa di migranti accolti dentro la struttura, negli anni trasformata in centro di accoglienza.

L’area è caratterizzata da diverse uscite secondarie e da non poche vie di fuga non sempre ben sorvegliabili, per questo dal punto di vista della sicurezza anche nel recente passato l’ex caserma non ha mai fornito idonee garanzie. Da Palermo è così partita una nuova missiva, dopo quelle dei giorni scorsi, indirizzata alla presidenza del consiglio: “Il Centro di primo soccorso ed identificazione, destinato per legge ad una permanenza breve limitata alla identificazione dei migranti – ha scritto il presidente Musumeci al capo del governo – appare strutturalmente incompatibile con l’esigenza del prolungato regime di isolamento a cui dovrebbero essere sottoposti i cittadini non comunitari in arrivo”.

Musumeci, che nelle ore successive alla decisione del governo Conte di far sbarcare ugualmente i migranti a Messina aveva parlato di “sfida al popolo siciliano”, adesso ha rincarato la dose: “Invito il presidente del consiglio dei ministri – ha infatti scritto Musumeci – a condividere il senso di responsabilità nei confronti della Comunità dei siciliani, anche in ragione dell’emergenza nazionale che sta impegnando tutte le nostre strutture sanitarie nella complessa azione di contrasto alla epidemia Covid-19”.

La questione non sembra interessare soltanto l’ambito locale. Lo sbarco a Messina e la successiva assegnazione della caserma Gasparro per i migranti, ha suscitato la reazione anche del segretario della Lega Matteo Salvini: “Ormai le Ong sono sempre al di sopra della legge – ha dichiarato l’ex ministro – Decidono loro dove sbarcare”. Dall’altro lato invece, proprio le organizzazioni hanno invocato il prima possibile la fine della quarantena.

Medici Senza Frontiere ad esempio, ha definito le misure restrittive imposte dal governo come “giustificazione per impedire i soccorsi”.

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