Cronache

"Mio marito ucciso da 4 clandestini. Lo Stato mi darà solo 7mila euro"

Federica Raccagni, vedova del macellaio ucciso da rapinatori albanesi, attacca: "Ho fatto causa civile allo Stato italiano"

"Mio marito ucciso da 4 clandestini. Lo Stato mi darà solo 7mila euro"

Federica Raccagni da cinque anni vive con "una croce sullo stomaco". Una banda di rapinatori, l'8 luglio del 2014, colpì suo marito alla testa con una bottiglia. Dopo undici lunghi giorni di agonia morì lasciando moglie e figli. Per quell'omicidio ingiusto la giustizia ha fatto il suo corso e tre albanesi sono stati condannati tra i 14 e i 16 anni di carcere. Ma c'è una vicenda che ancora fa gridare allo "scandalo" Federica, consigliera comunale della Lega a Pontoglio (Brescia).

Già, perché per quella morte ingiusta (i tre condannati erano clandestini), lo Stato ha accordato alla donna poco più di 7mila euro di indennizzo. "Combatto da 5 anni: per la legittima difesa - dice lei al Corriere - la modifica del rito abbreviato, la tutela delle vittime di reati violenti come noi. E alla fine? Lo Stato, per la morte di mio marito, mi darà un indennizzo di 7.200 euro: tanto, per le istituzioni, vale la vita di un uomo. È una vergogna: ci sentiamo semplicemente presi in giro, io e tutti gli altri. Perché purtroppo siamo in tanti".

Il teoria i tre albanesi condannati le dovrebbero dare un milione e ottocentomila euro di risarcimento, oltre a 600mila di provvisionale. Il problema, spiega la Raccagni, è che "risultano nullatenenti, quindi noi quei soldi non li vedremo mai: sia ben chiaro, niente e nessuno mi ridaranno mai mio marito, la cui vita non ha prezzo, ma tocca allo Stato indennizzarci". Federica si dice "indignata". "Noi dell' Unione nazionale - insiste - vittime questi soldi non li vogliamo, è elemosina. Mi risulta anche che nell' ultima Finanziaria gli importi degli indennizzi siano stati alzati, ma mancano i decreti attuativi. Del resto negli altri Paesi europei si parla di ben altre somme".

Due anni fa la Raccagni, come riportò ilGiornale, denunciò a gran voce il fatto che lo Stato considerasse suo marito ucciso un cittadino di serie B. Erano i giorni della sfilata di politici di sinistra al funerale di Emmanuel. A quello di Pietro Raccagni non c'era nessuno. Oggi Federica torna alla carica. "Ho fatto causa civile allo Stato italiano perché gli assassini di mio marito erano clandestini, nel nostro Paese non avrebbero dovuto esserci. Non escludo in quella sede si possa discutere anche dell' indennizzo". Infine, l'appello a Matteo Salvini: "Più volte si è esposto su questi temi - conclude - ma anche al ministro della Giustizia, Bonafede, affinché ci stiano vicini.

Eravamo una famiglia molto unita, non ci siamo più ripresi: i miei figli, anche se sono bravissimi e ci mettono l'anima, anche nel lavoro, il loro padre non ce l'avranno mai più".

Commenti