Coronavirus

"Obiettivi istituzionali". I No Vax preparavano armi e ordigni per i cortei

Su Telegram "I guerrieri" si progettavano manifestazioni violente per la prossima settimana. La Polizia in azione in sei città. Chiesto il sequestro della chat "Basta dittatura"

"Obiettivi istituzionali". I No Vax preparavano armi e ordigni per i cortei

Sono scesi in piazza la scorsa settimana, ma le manifestazioni - come documentato anche da ilGiornale.it - si sono rivelate un flop. Così i No Vax stavano progettando su Telegram nuovi cortei, questa volta con armi e ordigni. Per questo, dalle prime ore di oggi, sono in corso perquisizioni domiciliari e informatiche di Digos e Polizia postale a Milano, Roma, Bergamo, Reggio Emilia, Venezia e Padova. A coordinare le operazioni è la procura di Milano.

I soggetti coinvolti, tra cui un uomo già noto alle forze dell'ordine, avevano già individuato gli obiettivi approfittando delle visite di alcuni membri dell'esecutivo, tra cui il ministro della Salute Roberto Speranza. Oltre che nelle abitazioni, i controlli sono scattati anche per pc, cellulari, tablet e account social. A Milano, in particolare, la Polizia ha dato esecuzione a otto decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti cittadini italiani, ora indagati per il reato di istigazione a delinquere aggravata al termine di un'attività investigativa coordinata da Alberto Nobili, capo della sezione Antiterrorismo della Procura, e dal pm Piero Basilone. Secondo i due magistrati - si legge nel decreto di perquisizione - i "guerrieri" puntavano con le loro azioni a "mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale". Gli otto figurano come membri attivi di un gruppo Telegram, denominato "I guerrieri", tramite cui venivano progettate azioni violente e si discuteva di armi bianche e ordigni fai da te, da portare con sé in piazza in occasione delle manifestazioni "No Green Pass" organizzate su tutto il territorio nazionale, e in particolare per quella in programma a Roma l'11 e il 12 settembre prossimi. Le reazioni dal mondo politico non hanno tardato ad arrivare. Il senatore forzista Renato Schifani si è complimentato ministero degli Interni, Polizia e inquirenti: "In un momento così difficile per il Paese occorre la massima fermezza nei confronti di chi contrappone alla campagna di vaccinazione quella dell'odio che può degenerare da un momento all'altro in iniziative pericolisissime". Sulla vicenda è intervenuto anche il candidato sindaco del centrodestra a Milano, Luca Bernardo: "La violenza non è mai tollerata né giustificata e quindi ritengo che le forze dell'ordine abbiano fatto il loro dovere, cosa per cui li ringrazio". Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, commenta: "Bisogna usare il pugno di ferro".

Solo due giorni fa, la procura di Torino ha emesso un decreto di sequestro della chat Telegram "Basta dittatura", che sfiora i 50mila iscritti ed è stata utilizzata da no vax e affini per progettare, tra gli altri, l'assalto alle stazioni poi risoltosi in un flop. Certi di riuscire a mandare in tilt le ferrovie di mezza Penisola, si scambiavano consigli su come attuare il blocco: "Forse non tutti sanno - scriveva un utente - ma collegare i due binari tramite un cavo, chiude il circuito e fa scattare il rosso per sezione occupata". Scorrendo la chat, ci si può imbattere anche in informazioni false sui vaccini, insulti a politici - tra cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni, bollati come "merde della finta opposizione" - e minacce a medici e giornalisti "leccaculo", sul tono di "mi auguro vivamente di vederli alla gogna in piazza a ricevere sputi in faccia con la forca lì accanto". Molti iscritti si sono messi al riparo da un eventuale oscuramento e sono migrati su altri gruppi, dove si sono sfogati contro i magistrati e hanno condiviso i numeri di telefono di virologi, politici e giornalisti. Il 6 settembre altre perquisizioni sono scattate nelle abitazioni di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, e di altri quattro dirigenti del gruppo neofascista dopo le manifestazioni delle scorse settimane. I poliziotti hanno trovato fumogeni, bastoni, passamontagna e bandiere con simboli di estrema destra.

Intanto emergono i primi identikit dei "guerrieri", un gruppo dove la componente femminile, tre donne descritte come "molto determinate e arrabbiate", aveva un ruolo di spicco. Tra gli indagati, tutti di età compresa tra i 46 e i 52 anni ad eccezione di un 33enne, ci sono un dipendente di grande magazzino, un cassaintegrato, persino un portinaio. Persone senza una precisa appartenenza politica, gente comune di basso profilo che però custodiva in casa tirapugni, sfollagente, katane e spray al peperoncino. Piccoli arsenali in piena regola, pronti ad essere impiegati per ribadire con la forza le proprie posizioni. Stavano organizzando un incontro per preparare un piano d'azione per la manifestazione di Roma e, si legge tra i messaggi, "occupare i palazzi del potere". Già individuati i primi obiettivi da colpire: "Quando andiamo a Roma i primi che dobbiamo colpire sono i giornalisti. Sono da fare fuori". C'è anche chi ha condiviso l'indirizzo del presidente del Consiglio Mario Draghi, pur specificando che "la fonte non è sicura".

Un altro, invece, affermava di poter fornire istruzione per la costruzione di un detonatore: "Perfetto, mettimi in contatto" la risposta di un altro "guerriero".

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