Onu e piazze: quel mondo alla rovescia

Nelle piazze italiane, cortei violenti e distruttivi annunciati già dai manifesti "blocchiamo tutto" sono stati giudicati con indulgenza

Onu e piazze: quel mondo alla rovescia
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Vi sono diversi parametri illogici che stanno falsando il dibattito sulla crisi di Gaza. Colpisce soprattutto l'inversione strumentale tra merito e metodo, usata per attribuire torti e ragioni a prescindere dai valori in gioco.

Così alle Nazioni Unite, tempio dei diritti e dei principi, il merito di difenderli è passato in secondo piano rispetto al metodo con cui ciò avviene. Nelle piazze italiane, invece, cortei violenti e distruttivi annunciati già dai manifesti "blocchiamo tutto" sono stati giudicati con indulgenza, perché ritenuti giustificati da un presunto "buon fine".

Il risultato è una doppia morale, che sarebbe quasi comica se i tempi non fossero tragici. All'Onu, patria della Dichiarazione universale dei diritti, si è celebrato un processo politico a Israele, agli Stati Uniti e ad altri Paesi contrari al riconoscimento immediato di uno Stato palestinese. Giudici di tale processo: le autocrazie e teocrazie del mondo. Netanyahu è stato messo sul banco degli imputati per i metodi brutali con cui difende la democrazia israeliana da chi auspica la nascita di un Paese governato da Hamas, dunque privo di libertà politica, religiosa, sociale, sessuale.

La repressione di Gaza non è stata valutata alla luce dei valori che intende proteggere, ma trasformata in giustificazione per uno Stato teocratico e violento. Resta inspiegabile come certa sinistra progressista, paladina dei diritti civili e pronta a indignarsi per l'Ungheria di Orbán, non arrossisca all'idea di contribuire alla creazione di un nuovo Iran in Palestina.

Mentre questo ribaltamento logico si consumava all'Onu, in Italia gruppi di manifestanti dichiaratamente intenzionati a "paralizzare il Paese" hanno assaltato stazioni, bloccato aeroporti, ferito decine di agenti. In una democrazia, ciò avrebbe dovuto generare una condanna unanime: nessuna ragione, per quanto nobile, può legittimare il diritto di privare altri cittadini della libertà di lavorare, muoversi, portare i figli a scuola in sicurezza. La libertà di manifestare si ferma dove inizia la libertà altrui di non subire.

Qui però la logica ideologica si è rovesciata rispetto all'Onu: il metodo violento viene tollerato in nome del merito, cioè l'opposizione a Israele e al suo ruolo nell'alleanza occidentale, liberale, capitalista.

Così chi picchia poliziotti e blocca le città trova comprensione, mentre chi combatte brutalmente il terrorismo per difendere uno spazio democratico non può essere neppure parzialmente scusato dai valori che rappresenta.

Un cortocircuito evidente. C'è chi ha parlato del "mondo alla rovescia": mai definizione è stata più calzante.

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