
La notizia che arriva dalle Marche non è tanto la conferma del governatore uscente del centrodestra Francesco Acquaroli. La vera notizia è la distanza tra il Paese virtuale raccontato tutti i giorni dalle opposizioni e dai suoi media e il Paese reale. Della guerra di Gaza e delle mattane di Trump che la sinistra si ostina a mettere sul conto del governo Meloni agli italiani non interessa nulla, o forse è meglio dire che alla maggioranza di loro va bene la posizione che l'Italia ha preso sullo scacchiere internazionale, altrimenti dalle urne marchigiane sarebbe venuto un segnale chiaro e punitivo nei confronti della nostra politica estera. Non è andata così, anzi a uscirne con le ossa rotte dalla tornata elettorale è stata la sinistra, quella sinistra che come un disco rotto racconta che la maggioranza è sul punto di esplodere, che il Paese è in ginocchio e ostaggio di leader esteri, che "stiamo arrivando" a salvare baracca e burattini. Nulla di così falso. Il risultato delle Marche conferma quello delle politiche di tre anni fa, sia nel rapporto vincente del centrodestra sul campo largo della sinistra che nei rapporti interni alla coalizione. Il governo è stabile proprio perché ha stabilizzato l'Italia ed è evidente che le mattane di piazza dei gruppi estremisti, gli appelli ciclostilati degli accademici organici, le provocazioni di alcuni rettori universitari e chi più ne ha più ne metta non vanno oltre il loro piccolo mondo popolato di fantasmi del secolo scorso. Fino a che il Pd continuerà a tenere il piede in due scarpe, una di forza di governo e una di movimento estremo di piazza, il centrodestra potrà dormire sonni relativamente tranquilli. Ogni elezione dimostra infatti che l'atteggiamento di chi spera di trarre vantaggio da due situazioni opposte, barcamenandosi tra esse per convenienza, senza prendere una posizione netta nell'urna non paga. Paga invece governare bene, che sia una Regione o il Paese intero, ciò che gli elettori ti affidano.
Fuori di retorica: non è vero che Fratelli d'Italia è Giorgia Meloni e basta. Certo, la perfezione non è di questo mondo figuriamoci del centrodestra - e spesso è sinonimo di alienazione. Ma l'imperfezione rende veri, e questo l'elettore lo percepisce meglio di qualsiasi discorso.