A sinistra manca la vocazione a governare

Non c'è colla che tenga, il "campo largo" che da quasi vent'anni la sinistra cerca di mettere insieme per battere le destre non regge neppure il minimo urto

A sinistra manca la vocazione a governare
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Non c'è colla che tenga, il «campo largo» che da quasi vent'anni la sinistra cerca di mettere insieme per battere le destre non regge neppure il minimo urto. Sono cambiate le formule dall'Ulivo di Prodi all'alleanza di oggi con i grillini , ma il risultato non cambia, come dimostra la drammatica rottura avvenuta sui fatti di Bari.

Neppure governare è servito a tenere insieme ciò che insieme non può stare: nel 1998 il governo Prodi uno, primo di sinistra della storia, cadde dopo soli due anni per mano di Rifondazione comunista. Fu sostituito dal primo governo D'Alema, azzoppato da una faida interna dopo un solo anno di vita. Peggio andò il D'Alema due: quattro mesi e quattro giorni. Passano gli anni, torna Prodi, ma ha vita breve: cade nel 2008 per mano dell'alleato Mastella dopo solo un anno e undici mesi. Nel 2013 Enrico Letta premier dura nove mesi, azzoppato dal suo segretario Matteo Renzi che ne prende il posto, ma che durerà neppure tre anni ucciso un po' da sé stesso (il referendum perso), ma soprattutto dall'ala sinistra del suo partito.

Tutto questo elenco per dire che la sinistra italiana non ha alcuna vocazione di governo, e questo è il problema che nessuno vuole ammettere. Lo schema delle rivalità suicide tra Prodi e D'Alema prima e tra Renzi e Letta (con relativi alleati tra i partiti minori) poi si sta ripetendo puntualmente tra Schlein e Conte, che non sono dello stesso partito, ma millantano di essere alleati per una alternativa all'attuale governo. Non è possibile, sia perché, come abbiamo visto, lo dice la storia, sia perché proprio il dna di quell'area politica li condanna al fallimento: prima il potere personale o di clan, poi il governo.

Al di là di quello che dicono a favore di telecamera, il nemico della Schlein, l'avversario da battere, non è Giorgia Meloni bensì Giuseppe Conte (e viceversa, ovviamente), altrimenti «muoia Sansone con tutti i filistei». E questa è la vera anomalia della nostra democrazia, quella che impedisce un sano bipolarismo.

Perché un polo (il Centrodestra) è chiaro cosa è e, messo alla prova, ha sempre garantito stabilità, l'altro (la sinistra) è un pentolone in continua ebollizione dal quale non sai mai che cosa possa saltare fuori. E anche qualora uscisse qualche cosa di commestibile, tranquilli che in cucina c'è qualcuno sempre pronto ad avvelenarlo. Ristorante sconsigliabile.

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