La sinistra naufraga nelle Marche

Decimo fallimento del campo largo, il centrodestra vince ancora: rieletto Acquaroli. Meloni: "Gli elettori premiano il nostro lavoro"

La sinistra naufraga nelle Marche
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E pensare che sono passati solo quattro mesi da quando nei corridoi di Camera e Senato molti esponenti d'opposizione non nascondevano la speranza di chiudere l'imminente tornata di elezioni regionali con un quattro a uno che avrebbe di fatto sancito il primo passo falso elettorale di un centrodestra che il 22 ottobre festeggerà tre anni consecutivi a Palazzo Chigi, terzo esecutivo più longevo della storia della Repubblica dopo il Berlusconi II e il Berlusconi IV (il sorpasso sul Craxi I arriverà il 20 ottobre).

Quattro a uno. Con le Marche che avrebbero dovuto essere l'epicentro dello smottamento, visti i (presunti) sondaggi che davano Matteo Ricci in vantaggio sull'uscente Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d'Italia, vicinissimo a Giorgia Meloni. E a seguire con i risultati tuttora piuttosto scontati delle elezioni in Campania, Puglia, Toscana (che resteranno al centrosinistra) e Veneto (al centrodestra) che si terranno nei prossimi due mesi.

Una manciata di settimane e la partita si è ribaltata. Complice anche la scelta del governatore calabrese Roberto Occhiuto di dimettersi a fine luglio a seguito di un avviso di garanzia e aggiungere quindi anche la Calabria alle regioni al voto. Ma, soprattutto, merito di Fdi e Acquaroli che non hanno sottovalutato i segnali di allarme e in questi ultimi mesi si sono dedicati a testa bassa alla campagna elettorale delle Marche, regione storicamente a sinistra, passata al centrodestra solo cinque anni fa. Doveva e poteva finire quattro a uno, invece la partita delle regionali d'autunno 2025 si chiuderà tre a tre. Con il centrodestra che ieri ha tenuto le Marche con una vittoria larghissima (di otto punti) e che quasi certamente sarà confermato sia in Calabria che Veneto. Dopo tre anni al governo del Paese, un risultato niente affatto scontato.

Di cui Meloni è più che soddisfatta, tanto dall'aver dovuto resistere alla tentazione di andare ieri sera ad Ancona a festeggiare con Acquaroli (c'era però sua sorella Arianna, capo della segreteria politica di Fdi). "Gli elettori - dice la premier - hanno premiato chi in questi anni ha lavorato per la regione e i suoi cittadini".

Le Marche, per altro, non erano solo l'ago della bilancia di questa tornata elettorale, ma anche il primo appuntamento di un rally che in due mesi porterà alle urne oltre venti milioni di italiani (più di un terzo della popolazione). Ieri ha votato anche la Valle d'Aosta (che con il predominio dell'Union Valdôtaine fa storia a sé), poi toccherà alla Calabria (5-6 ottobre), alla Toscana (12-13 ottobre) e infine a Campania, Puglia e Veneto (23-24 novembre). Di fatto, le prove generali delle elezioni politiche che con ogni probabilità si terranno nella primavera 2027 e che per i partiti sono molto più vicine di quanto sembri.

Per tutte queste ragioni, innescare un trend positivo con le Marche era fondamentale, senza considerare che Acquaroli è l'unico candidato governatore di Fdi in campo. Almeno per il momento. In Veneto, infatti, tutti danno per scontato che a succedere a Luca Zaia sarà candidato il leghista Alberto Stefani. Ma dopo il voto di ieri - con Fdi ampiamente primo partito delle Marche con il 27,7% (+9% rispetto alle regionali 2020) e la Lega in caduta al 7,3% (-15%) - da via della Scrofa arrivano segnali che vanno in altra direzione. I vertici nazionali del partito si limitano a dire che il candidato governatore in Veneto "non è detto sia della Lega", il coordinatore regionale veneto di Fdi invece è molto più dritto. "La scelta spetta a noi e - spiega a il Giornale il senatore Luca De Carlo - il fatto che nelle Marche la Lega sia passata dal 22 al 7% certifica che lasciarle il Veneto non sarebbe solo generosità, ma una vera e propria regalia. È una regione in cui siamo ampiamente il primo partito. Insomma, neanche San Francesco...".

Sul punto il vicepremier

Antonio Tajani si limita a dire che Forza Italia non ha preclusioni su un candidato della Lega in Veneto. Questione su cui ovviamente non entra l'altro vicepremier Matteo Salvini, soddisfatto per "la risposta chiara dei marchigiani".

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