C i sono molti modi per rinnegare l'Europa. C'è chi lo fa con un referendum sciagurato, come la Gran Bretagna. Troppo in fretta, senza calcolare i costi e con quel rimpianto che adesso si fa fatica perfino a sussurrare, sperando che domani sarà meglio. C'è chi si muove sempre sul confine, come Viktor Orbán, con la patente da «sovranista», con un'idea di democrazia e libertà che risente del vento dell'Est e l'ambiguità di chi non se la sente di dare colpe a Putin.
Ci sono poi gli euroscettici, i disillusi, i nostalgici del nazionalismo, i diffidenti o chi semplicemente riconosce che il sogno europeo è qualcosa di più grande di una macchina burocratica ossessionata dalle minuzie e sfuggente davanti alle grandi questioni. Le sfide di questo tempo insidioso e senza più equilibri stabili mostrano che nessuno nel Vecchio continente può sopravvivere senza gli altri. È la fragilità di chi si sentiva il centro del mondo e ora ha capito che rischia di restare schiacciato tra la Cina e l'America. L'Europa è una necessità. Solo che ora accade quel che non ti aspetti. Gli scettici sono un po' meno scettici e chi si veste da europeista con i fatti rinnega l'Europa.
È come se si fossero tolti la maschera. Emmanuel Macron e Olaf Scholz finiscono per indossare i panni del sovranismo. È un sovranismo ottocentesco, come se l'Europa fosse ancora lo scacchiere delle grandi potenze, e allo stesso tempo inedito, perché gli interessi di Francia e Germania neppure adesso sono convergenti. Il patto tra i due non riguarda solo la cena di Zelensky o il viaggio dei ministri economici a Washington. Non è episodico. Non è da cerimoniale. Non si ferma ai rapporti personali con questo o quel capo di governo. È una scelta strategica e mostra la scarsa fiducia di chi comanda a Parigi e a Berlino. È questo il fatto nuovo. Macron e Scholz stanno dicendo a tutti, con una certa arroganza, quello che in fondo si è sempre saputo ma restava sottotraccia. Francia e Germania quando il gioco si fa duro si muovono per conto loro. L'unione è una finzione e vale solo sulla carta. È il colpo più basso che si possa dare alla Ue, con le sue ventisette stelle, tutte uguali e in circolo solo come bandiera. È un atteggiamento alla Orbán, solo che Francia e Germania non sono l'Ungheria e le conseguenze sull'Europa sono molto più profonde. Non è uno sfregio, ma un colpo che va alla radice, una retromarcia sul futuro che in questi anni ci è stato raccontato.
La mossa di Macron e Scholz, nel nome della realpolitik, è però miope. Francia e Germania mostrano di non conoscere il loro peso reale. Senza l'Europa, senza le altre 25 nazioni, pure quelle con un peso economico e politico minore, le due «potenze immaginarie» sono prede per pescecani.
E se invece puntano a colonizzare la Ue, orfana dei britannici, non ne hanno la forza e gli strumenti. Non ne hanno neppure davvero il coraggio politico. Macron e Scholz, leader fragili, stanno ripudiando per paura la cultura europea dei propri Paesi. Sono sovranisti in giacca e cravatta.
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