
Il bar più piccolo del mondo si trova a Milano, nel cuore dei Navigli, in Ripa di Porta Ticinese al numero 43 e si chiama Backdoor 43. Lo trovate accanto al Mag, uno dei bar del gruppo Farmily di Flavio Angiolillo, bartender italo francese, che ha anche Mag La Pusterla, lo speakeasy 1930 e Iter.
Backdoor 43 è un luogo incredibile. Grande 3 o 4 metri quadri, dichiamo tre volte una cabina del telefono, ha posto solo per quattro persone, meglio se soltanto due, così che possano stare arrampicati al minuscolo bancone. Naturalmente questo tipo di configurazione fa sì che lo spazio vada prenotato in anticipo, di ora in ora: si può scegliere di prenotare un solo slot oppure di trattenersi più a lungo e nel corso della permanenza si può interagire con uno dei tre bartender che si alternano (io ho avuto in sorte il palermitano Pierluigi detto Gigi). Anzi, il dialogo con la persona dall'altra parte del bancone, che nei cocktail bar è spesso incoraggiata, in questo caso è addirittura fondamentale e il personale di Backdoor 43 è formato proprio in funzione di questo skill. Saper miscelare bene, insomma, non basta per lavorare qui.
Per il resto al Backdoor c'è proprio tutto, e in più anche un'atmosfera impagabile che conquista. La boiserie in legno, le bottiglie dovunque (ci sono soprattutto quelle di whisky), gli spazi ridotti («un bartender troppo alto farebbe fatica», scherza Gigi, fatto a misura di questo posto) ne fanno un luogo incantato.
Poi, certo, ci sono i cocktail di alta scuola raccontati in una cartoncini racchiusi in una tasca in pelle pregiata, ciascuno ideato da uno dei bartender che si sono alternati qui: io ho provato tra gli altri l'Aceite con olio d'oliva, lime, bianco d'uovo e bitter alla vaniglia. Backdoor 43 fa anche buoni drink da asporto che vengono serviti in bicchieri di carta e si possono prelevare da una misteriosa finestrella.