Cultura e società

"Non il mio re", ancora proteste contro Carlo III e Camilla

Re Carlo III è stato contestato di nuovo dai membri di Republic, stavolta durante il Commonwealth Day

"Non il mio re", ancora proteste contro Carlo III e Camilla
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È accaduto di nuovo. Dopo i lanci di uova del novembre e del dicembre 2022 e le contestazioni a Milton Keynes (16 febbraio 2023) e nell’Essex (7 marzo 2023) re Carlo III e la Regina consorte Camilla hanno dovuto fare i conti, ancora una volta, con il dissenso popolare. Durante il Commonwealth Day il gruppo Republic, che auspica l’abolizione della monarchia britannica, ha esposto per l’ennesima volta i cartelloni con su scritto "Not my king", "non il mio re", in segno di protesta contro i reali e l’istituzione che rappresentano. La figura del sovrano è più debole e meno carismatica di quella di sua madre, la regina Elisabetta. Questa fragilità, su cui gravano anche gli scandali degli ultimi anni, non fa che allontanare il popolo dalla royal family, destabilizzando la Corona fino a metterne in pericolo la sopravvivenza.

"Not my king"

Il gruppo Republic si mostra sempre più agguerrito contro re Carlo III. Lo scorso 13 marzo, durante la cerimonia del Commonwealth Day, all’Abbazia di Westminster, i contestatori sono tornati a farsi sentire con slogan e cartelloni antimonarchici. "Not my king", cioè "non il mio re" è diventata la frase simbolica di quanti chiedono l’abolizione della monarchia britannica. Tre semplici parole che esprimono il dissenso, il rifiuto nei confronti dell’istituzione e dei suoi rappresentati. Difficilmente ciò sarebbe accaduto durante il regno della regina Elisabetta.

La defunta sovrana era amata ed esercitava un grande fascino sul pubblico. La serietà, l’abnegazione con cui ha lavorato per decenni, avendo cura di non esporsi mai, di mantenere intatta l’aura di fascino attorno alla sua figura, l’hanno resa una Regina iconica, quasi leggendaria. Carlo non avrebbe lo stesso “appeal” e questo lo renderebbe un facile bersaglio per gli antimonarchici, decisi a scatenare il caos anche il giorno della sua incoronazione, il 6 maggio 2023.

Il leader di Republic, Graham Smith, ha spiegato al Telegraph il motivo per cui troverebbe anacronistica, sorpassata, l’idea stessa di monarchia: "Negli ultimi due anni il repubblicanesimo è stato rafforzato dalla lite con il principe Harry e lo scandalo del principe Andrea. Ma le persone sono anche scontente a causa della questione dei soldi in cambio di onorificenze che ha coinvolto il Re, così adesso è tutta un’altra cosa, perché la gente è molto felice di criticare Carlo. [Il sovrano] si porta dietro il peso di 70 anni e negli ultimi tre o quattro anni fino alla morte della regina c’è stato uno scandalo dietro l’altro".

Rispetto per Elisabetta II

Secondo Graham Smith ci sono ancora repubblicani che, pur non condividendo l’idea di monarchia, hanno sempre rispettato la regina Elisabetta. Ora che lei non c’è più, però, non avrebbero più motivi per tacere, poiché "Carlo non ha ereditato quella deferenza che le persone avevano nei confronti della Regina". Il leader di Republic ha proseguito: "La monarchia è un’istituzione indebolita, rischia di colare a picco e, se continuiamo a spingere, affonderà. Le persone non credevano che ciò fosse possibile 10 anni fa, ma ci credono ora. Non siamo un Paese di monarchici e non siamo un Paese di repubblicani, ma le possibilità che il principe George diventi re si stanno rapidamente assottigliando".

Lo scarto generazionale sul concetto di monarchia e, più nello specifico, sulla possibilità di sopravvivenza della Corona britannica è piuttosto notevole: Tanya Abraham, responsabile delle ricerche di YouGov, sostiene che vi sarebbe "un’enorme differenza generazionale di mentalità" per quel che concerne la monarchia. Solo il 24% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è favorevole alla monarchia, mentre il consenso cresce nella fascia tra i 25 e i 49 anni, arrivando al 49%.

Il 79% degli intervistati approvava la regina Elisabetta, ma solo 56% stima davvero re Carlo III. Dobbiamo dedurre, da questi numeri, che la Corona britannica rischi sul serio di naufragare? Stando al parere della Abraham non ci sarebbe questo pericolo: "Anche se il supporto nei confronti della monarchia tra i giovani britannici rimane relativamente basso, la probabilità che il discorso si evolva nella possibilità di un cambiamento effettivo rimane minima, almeno per ora". Infatti solo il 22% pensa che ci dovrebbe essere un referendum per stabilire l’abolizione o il mantenimento della monarchia. Tuttavia non è da sottovalutare il consenso crescente verso Republic: nel 2020 le donazioni al gruppo, ha detto Graham Smith, sarebbero rimaste sulle 106mila sterline, ma nel 2022 sarebbero arrivate a 286mila.

Re Carlo farà ciò che deve

Per il momento Sua Maestà Carlo III può permettersi di non preoccuparsi troppo. Una fonte ha spiegato al Telegraph: "Non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che la morte della Regina avrebbe rafforzato la voce dei repubblicani. La defunta sovrana era tenuta in tale rispetto che il Re era ben conscio che ci sarebbe stato un calo dei consensi. Ma lui sa anche che la monarchia, come molte delle nostre istituzioni nazionali, non è qualcosa a cui i giovani pensano, bensì qualcosa che comprendono con l’età…Quindi il Re trascurerà i sondaggi del giorno [dell’incoronazione] e farà ciò che gli è stato richiesto.

Non [tenterà] di compiacere il pubblico… Ha una visione ad ampio raggio del suo ruolo e crede che anche le persone avranno una visione ad ampio raggio del suo contributo".

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