Le spie tedesche che sognavano la "guerra santa"

Gli agenti del Kaiser, durante la Grande Guerra, provarono a sobillare i musulmani d'Asia contro l'impero britannico. Peter Hopkirk lo ricorda in "Servizi segreti a oriente di Costantinopoli"

Manifesto tedesco di propaganda dell'alleanza con la Turchia durante la Grande Guerra
Manifesto tedesco di propaganda dell'alleanza con la Turchia durante la Grande Guerra

Spie in movimento nel grande spazio dell'Asia Centrale durante la Grande Guerra. Un sogno: predicare la grande alleanza tra il Kaiser Guglielmo II e la Sublime Porta dell'Impero ottomano per scatenare la guerra santa tra i musulmani. Il teatro dello scontro: Persia, Afghanistan, India, Turkestan russo. Questa la storia praticamente sconosciuta in Italia che la casa editrice Settecolori ha meritoriamente divulgato traducendo Servizi segreti a oriente di Costantinopoli, il saggio dello storico britannico Peter Hopkirk pensato dall'autore del Grande Gioco per esser naturale continuazione della sua opera più nota.

Servizi segreti

Durante la Grande Guerra la Germania e l'Impero ottomano erano alleate. E Berlino sperava di muovere con la penetrazione delle proprie spie e dei propri diplomatici nei "buchi neri" del cessato Grande Gioco ottocentesco tra Russia e Impero britannico per perorare la causa del Kaiser come protettore dei Musulmani del mondo. Alle mire tedesche si sommavano le spinte nazionaliste e panturaniste del leader dei Giovani Turchi Enver Pascià, terribilmente noto come stratega del genocidio armeno e uomo di grande ambizione personale, che da dittatore di fatto dell'Impero ottomano sognava l'espansione della Turchia in alleanza con la Germania.

Hopkirk non perse di vista la storia dell'Asia profonda dopo aver studiato le dinamiche del Grande Gioco. Le ambizioni imperiali del Kaiser e il sogno di riscatto egemonico dei nuovi leader ottomani si sommavano nel puntare l'India britannica come bersaglio alla stregua di quanto fatto dalle spie zariste che si aprivano i varchi nel Turkestan sperando di poter muovere in futuro i primi passi della calata dei cosacchi verso l'Indo e il Gange. Durante la Grande Guerra la partita delle spie tedesche e dei loro alleati turchi fu diretta verso l'obiettivo di creare il caos tra i musulmani dell'India britannica e di rivoltare contro i patroni di Londra i leader dell'Afghanistan per due volte, nel corso dell'Ottocento, invaso dalle truppe della Regina Vittoria.

Sarebbe stato, quello che cercavano uomini a lungo dimenticati resisi protagonisti di partite sotterranee assai complesse, un obiettivo ancora più grande di quello centrato da Thomas Edward Lawrence guidando la rivolta araba contro i Turchi. L'idea, qui, non era infatti quella di cavalcare una rivolta già esplosa dandole copertura politica e organizzazione, ma bensì dare fuoco alle polveri, far esplodere la santabarbara dell'Islam militante, scatenare il caos contro l'Impero britannico proprio all'interno del suo gioiello della corona. E, in soprannumero, appiccare il fuoco anche all'Asia turanica che la Russia aveva, a fatica, pacificato nell'Ottocento.

Un Grande Gioco tra Teheran, Samarcanda, Kabul e Calcutta a cui la Germania dedicò tutti gli sforzi possibili. Schierando il carismatico e spietato agente e console Wilhelm Wassmuss, attivo in scorribande nella Persia remota per sobillare le tribù locali contro Londra; mandando in avanscoperta una coraggiosa e ambiziosa missione guidata dal capitano Oskar vonn Niedermayer per sobillare l'Emiro dell'Afghanistan Habibullah; sognando l'alleanza imperiale in nome della tutela dell'Islam in applicazione di una manovra che aveva la mente a Berlino e l'elaborazione strategica a Costantinopoli. Hans von Wangenheim, ambasciatore tedesco alla corte ottomana, fu tra il 1914 e il 1915, anno della sua morte, l'eminenza grigia dietro questa strategia.

"Deutschland Uber Allah!" era il motto attribuito (in modo del tutto apocrifo) al Kaiser da una cerchia di intellettuali e militari che dalla caduta di Otto von Bismarck, padre della Germania unita che lasciò il cancellierato nel 1890, iniziò a progettare un piano ardito per minacciare il dominio inglese nel continente indiano e che trovò applicazione con lo scoppio della Grande Guerra.

L'entusiasmo islamico del Kaiser fu acceso da una visita del 1889 in Turchia, alla quale Bismarck si oppose sulla base del fatto che avrebbe allarmato gratuitamente i russi. Guglielmo incontrò il sultano Abdul Hamid II e si godette le sinuose giravolte dei ballerini circassi nel suo harem di Costantinopoli. Nel 1898 Guglielmo tornò nell'Impero ottomano e cavalcò a Gerusalemme attraverso una breccia appositamente fatta nelle sue mura, per dedicare la nuova Chiesa del Redentore, costruita dai protestanti tedeschi. Anni dopo iniziò la grande epopea del jihad turco-tedesco. Un fenomeno alimentato da un regime nazionalista che aveva preso il potere a Costantinopoli guardando, paradossalmente, alla modernizzazione con caratteri occidentali e da uno Stato militarista ed imperialista ben radicato nella terra e nel suolo europei.

La complessità del mondo islamico, l'esiguità delle forze messe in campo e le contromosse diplomatiche e militari britanniche, oltre ai rovesciamenti di fronte nel settore caucasico e mesopotamico della Guerra, fecero sì che il piano non vedesse mai definitivamente la luce. Ma, lontano dall'opinione pubblica, le autorità britanniche tremarono più volte all'ipotesi dello scatenamento della Guerra Santa ad opera delle truppe turco-tedesche infiltrate tra Paesi neutrali e colonie.

Nel 1916, John Buchan pubblicò il suo thriller più venduto Greenmantle, che immaginava un complotto tedesco per risvegliare le legioni orientali dell'Islam contro l'impero britannico sotto assedio e i suoi cento milioni di sudditi musulmani. Il libro alleggeriva le ore di prigionia dello zar Nicola II di Russia prima del suo assassinio nel 1918 da parte dei bolscevichi.

Fu questa la più verosimile rappresentazione di un tentativo che ebbe effettivamente luogo. E che se concretizzato avrebbe potuto cambiare la storia. Così come avrebbe potuto cambiarla un'eventuale sfida diretta in Arabia (a cui nel 1916 si andò molto vicini) tra Lawrence e un altro mito del periodo bellico, il generale turco Mustafa Kemal Ataturk. Lawrence aveva dietro di sé un impero consolidato per rafforzare una rivolta. I tedeschi e i turchi cercarono, invano, di innescarne una. Contribuendo però alla crescita di sentimenti autonomisti contro la Gran Bretagna in tutta l'Asia centrale e al rafforzamento dell'animosità musulmana contro l'Occidente, che il Regno Unito avrebbe pagato durante il tentativo di rovesciare la rivoluzione bolscevica in Russia nel 1918.

A perderci più di tutti furono, comunque, i popoli cristiani dell'Impero ottomano, contro cui i Giovani Turchi di Enver rovesciarono la furia genocida per presunte cospirazioni con la Russia zarista.

Greci del Ponto, assiri e, soprattutto, armeni furono le vittime che più di tutte patirono, seppur per motivi indiretti, le conseguenze dell'alleanza fatale tra il militarismo tedesco e il nazionalismo espansionista turco. Entrambi tentati di operare una delle più colossali strumentalizzazioni dell'Islam mai tentate nella storia recente. E che avrebbe avuto numerosi, luttuosi seguiti fino ai giorni nostri.

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