(...) confiscata di parco Lambro destinata ad ospitare i rom di Opera. Presidio «perché non vogliamo che un polmone verde della nostra città divenga un luogo pericoloso per i residenti, lennesimo fortino dellillegalità» spiega il leghista Alessandro Morelli. Tesi declinata dai residenti presenti con un elenchino, quello dei furti nelle case e degli scippi nel parco.Segnalazioni di chi «non ce la più a convivere nellinsicurezza».
Residenti che, ieri, alle 18 in punto (ri)tornano nel cuore di Parco Lambro, davanti alla struttura del centro ambrosiano di solidarietà (Ceas) e danno vita a novanta minuti di protesta. Manifestazione sponsorizzata non solo dai consiglieri della Casa delle Libertà di zona 3, di zona 2 e dal Fronte dei Cittadini ma pure da Forza Italia e da Alleanza nazionale, con tanto di rappresentanze dei gruppi a Palazzo Isimbardi.
«Siamo qui per difendere la sicurezza, la legalità e la volontà dei cittadini. Siamo qui per affrontare il problema nomadi con buon senso e perché lassessore Mariolina Moioli rifletta e scopra quindi che la linea giusta non è quella di don Virginio Colmegna» sostengono allunisono Max Bruschi (Fi) e Gianfranco De Nicola (An). Che insieme agli eletti dei parlamentini di zona si incatenano e reclamano un incontro con don Colmegna: «Vorremmo fargli sapere che non è corretto costruire un campo nomadi allinterno di un parco dove vanno bambini e anziani» spiega Pietro Viola, presidente del Cdz 3. Ma il faccia a faccia con lex direttore della Caritas ambrosiana non cè, «lui sceglie di incontrare i suoi consiglieri, quelli dellUnione» commenta Barbara Calzarava (Fi), vicepresidente Cdz 2.
E mentre tra i manifestanti circolano gli atti dei consigli di zona che reclamano «piste ciclabili» e «aree attrezzate per i giochi», il diessino Ettore Martinelli entra ed esce dal Ceas: «Ringrazio pubblicamente don Virginio per il suo operato nel nome della solidarietà e della legalità». Virgolettato che il consigliere comunale fa seguire da unosservazione, «al parco Lambro non sorge un campo rom bensì unarea che tra qualche mese potrebbe ospitare senegalesi o albanesi o italiani in difficoltà e questo Milano non lo sa. La colpa? Manca una chiara comunicazione ai cittadini da parte di Palazzo Marino».
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