La portaerei Usa, le navi degli alleati e la risposa della Cina: mari asiatici in fiamme

Gli Usa hanno effettuato esercitazioni navali congiunte con Corea del Sud e Giappone. La Cina, intanto, muove le navi della sua Guardia Costiera

La portaerei Usa, le navi degli alleati e la risposa della Cina: mari asiatici in fiamme
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Mentre a Washington Joe Biden incontrava il suo omologo filippino, Ferdinand Marcos Jr., e il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, nelle acque dell’Estremo Oriente andavano in scena importanti esercitazioni navali congiunte tra gli Stati Uniti e i suoi due principali partner locali: Corea del Sud e Giappone. Alle manovre, pianificate da mesi ma cadute in un momento di alta tensione tra le due Coree, ha partecipato una portaerei Usa a propulsione nucleare, in un chiaro messaggio rivolto all’indirizzo della Corea del Nord di Kim Jong Un. Che, dal canto suo, ha aumentato la pressione lasciando intendere che il suo esercito è pronto alla mobilitazione in caso di provocazione. Scintille anche in altri due epicentri caldissimi: al largo delle Filippine e nei pressi delle Isole Senkaku, controllate dal Giappone ma rivendicate da Pechino. In entrambi i casi, le imbarcazioni della Guardia Costiera Cinese hanno creato non poca apprensione a Manila e Tokyo.

Le esercitazioni militari tra Usa, Corea e Giappone

In teoria le esercitazioni tra Usa, Corea del Sud e Giappone erano state presentate come misure tese a migliorare la preparazione contro le minacce balistiche della Corea del Nord. La realtà è che le manovre rappresentano una dimostrazione di forza da opporre alle ultime affermazioni di Kim. "Le forze partecipanti hanno effettuato esercitazioni di lotta antisommergibile per migliorare la loro risposta alle minacce subacquee nordcoreane, incluse quelle provenienti da sottomarini e missili balistici lanciati da sottomarini", si legge tuttavia in una nota della Marina sudcoreana.

L'esercitazione di due giorni è iniziata il 12 aprile nelle acque internazionali tra la Corea del Sud e il Giappone, sulla base di un piano pluriennale stabilito dopo il vertice trilaterale dei leader dei tre Paesi che si è tenuto lo scorso anno negli Stati Uniti. A proposito di Kim, il leader del Nord ha sollecitato le forze armate nordcoreane ad essere "più pronte che mai alla guerra". La Corea del Nord, tra l’altro, ha rivendicato all'inizio di aprile il primo lancio di un nuovo missili balistico a raggio intermedio con una testata ipersonica.

Le mosse della Cina

In occasione del citato incontro con Marcos e Kishida, Biden ha chiarito che gli Stati Uniti difenderanno le Filippine in caso di un eventuale attacco da parte della Cina. "Qualsiasi attacco ad aerei, navi o forze armate filippine nel Mar Cinese Meridionale" farebbe scattare l'applicazione del "trattato di mutua difesa", ha dichiarato il presidente statunitense. Dal canto suo, il leader delle Filippine ha invitato le autorità cinesi a impegnarsi nel dialogo per prevenire incidenti come lo speronamento di navi e l'uso di idranti nel conteso Mar Cinese Meridionale. Anche nelle ultime ore le imbarcazioni della Guardia Costiera Cinese hanno messo in apprensione Manila.

La stessa Guardia Costiera della Cina ha inoltre condotto un pattugliamento al largo delle Isole Senkaku, amministrate dal Giappone nel Mar Cinese Orientale. Pechino ha fatto sapere che il pattugliamento ha inteso "tutelare i diritti" della nazione cinese ed è stato condotto nel rispetto della legge.

Controllate dalla municipalità giapponese di Ishigaki e rivendicate dalla Cina con il nome di Diaoyu, le Isole Senkaku sono al centro di un contenzioso di lunga

data tra i due Paesi. Solo nel 2022, il ministero della Difesa di Tokyo ha imputato alla Marina cinese 15 sortite nei pressi delle isole, che da parte sua afferma di condurre pattugliamenti nel pieno rispetto del diritto.

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