
L'aereonautica militare statunitense è pronta a fare un passo decisivo verso il futuro dell'aviazione da combattimento con il primo volo dei prototipi di droni "Collaborative Combat Aircraft" (CCA). Secondo quanto riportato da Air and Space Forces Magazine, i droni progettati per affiancare gli aerei F-22 e F-35 sono ormai pronti per decollare, con il test di volo previsto per i prossimi giorni. Il programma, che punta a creare droni autonomi in grado di operare come "compagni fedeli" dei caccia, potrebbe rivoluzionare la superiorità aerea nelle zone di conflitto. Con una produzione prevista di oltre 1.000 unità, questi droni, dal costo di circa 30 milioni di dollari ciascuno, sono destinati a garantire un volume di combattimento sostenibile e accessibile. Tuttavia, nonostante l'entusiasmo, la strada verso la produzione su larga scala resta ancora un percorso incerto, con il Congresso che spinge per una rapida accelerazione del programma.
Gli Usa si affidano ai droni
L'YQ-44A Fury della Anduril Industries e l'YFQ-42A della General Atomics sono praticamente pronti a partire e dovrebbero volare a breve. Questo traguardo segna l'impegno del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) nel mettere in campo gregari autonomi in grado di collaborare con F-22 e F-35 per rafforzare la superiorità aerea in ambienti contesi. I velivoli, sottoposti a prove a terra e di rullaggio da maggio presso strutture in California, rimangono strettamente protetti dall'accesso dei media, e si prevedono solo immagini post-volo.
Come ha spiegato l'Asia Times, il programma CCA prevede fino a 1.000 droni al prezzo di circa 30 milioni di dollari ciascuno, un concetto di "massa accessibile" pensato per sostenere battaglie aeree su larga scala. Il Congresso ha insistito per uno sviluppo accelerato, con la Commissione per i Servizi Armati della Camera che sollecita la produzione su larga scala una volta che le dimostrazioni avranno avuto successo. Il bilancio fiscale 2026 stanzia 804 milioni di dollari per il programma, con proiezioni che supereranno i 3 miliardi di dollari all'anno entro il 2028.
Attenzione però, perché in un'intervista del febbraio 2025 con l'Hudson Institute, il Maggiore Generale Joseph Kunkel spiegava come la sfida più grande nell'integrazione dell'autonomia e dell'intelligenza artificiale (IA) nel Force Design dell'Aeronautica Militare statunitense non fosse la tecnologia in sé, bensì la sua integrazione in sistemi più ampi.
Problemi da risolvere
La RAND ha scritto che gli analisti cinesi hanno identificato il concetto di "gregario fedele" come vulnerabile alle interferenze elettromagnetiche, agli attacchi informatici e alla corruzione dei dati, in particolare data la sua dipendenza dalle reti distribuite.
Gli Usa faranno dunque bene a prendere nota. Non è un caso che, riducendo al minimo la dipendenza dalla rete e decentralizzando il controllo, gli Stati Uniti mirano a smorzare la guerra informatica cinese, mantenendo al contempo il processo decisionale al limite della tattica. In questo contesto le CCA potrebbero comunque colpire e incepparsi se disconnesse, vanificando i tentativi dell'Esercito Popolare di Liberazione di paralizzare le reti.
Non solo: c'è chi fa notare che i costi nascosti associati al software di autonomia, alla logistica, alle basi e al supporto dei velivoli potrebbero far salire le spese complessive ben oltre il
costo delle singole unità. Detto altrimenti, i primi voli del CCA potrebbero aprire un nuovo capitolo nella potenza aerea, ma la vera sfida è dimostrare che possono essere costruiti, mantenuti e schierati su larga scala.