
La Turchia ha presentato al mondo il suo primo missile ipersonico, il Tayfun Block-4, sistema d'arma sviluppato dalla Roketsan che promette di poter colpire con una testata a frammentazione obiettivi posti a una distanza di oltre 300 km, raggiunti in una corsa d'attacco che supera almeno di cinque volte la velocità del suono rendendosi "non intercettabile" dalla maggior parte delle difese aeree convenzionali e attualmente schierate della regione. Un salto di qualità per le capacità militare di Ankara, che ottiene una nuova deterrenza in Medio Oriente e sul versante orientale dello scacchiere del Mediterraneo Allargato.
Progettato per colpire infrastrutture strategiche di un attore potenzialmente ostile, il nuovo missile ipersonico di Ankara, che non è stato concepito per essere esportato a potenze terze ma solo ed esclusivamente per "uso nazionale", rappresenta una svolta decisiva per l'arsenale della Turchia che ora può vantare un decisivo "salto tecnologico e strategico", amplificando la deterrenza della potenza mediorientale della Nato che ha aumentato progressivamente le sue capacità di proiezione di potenza nella regione.
La sviluppo di questo sistema d'arma indigeno può garantire capacità decisive in qualsiasi tipologia di conflitto che potrebbe interessare la regione negli anni a venire, ed è stato appunto "inserito all’interno di un più ampio programma di ammodernamento militare", ricordano gli analisti. Un programma che comprende lo sviluppo dei caccia di 5ª generazione del programma Kaan e la costruzione di una nuova portaerei, sempre indigena, considerata da sempre vettore essenziale per la proiezione di una potenza oltre il suo orizzonte. Il programma navale portato avanti da Pechino nell'ultimo decennio ne è altro evidente esempio.
Attualmente la "strategia turca" sembra voler combinare un potenziamento delle proprie capacità militari avanzate con manovre diplomatiche che riguardano non solo il Medio Oriente, ma anche il Mediterraneo Allargato.
Il Tayfun di Roketsan è un missile balistico da 6,5 metri, dotato di un sistema di guida avanzato, che garantisce attacchi ad alta precisione. La sua capacità di attacco in profondità gli consente di ingaggiare bersagli di alto valore anche in ambienti con interferenze da guerra elettronica o disturbi Gps. Con un peso di 2.300 chilogrammi, il missile può raggiungere velocità ipersoniche, aiutandolo a eludere le sofisticate difese aeree nemiche. L'azienda costruttrice ha dichiarato che il Tayfun può raggiungere "comodamente una gittata di 280 chilometri" ed è attualmente in fase di modifica per raggiungere "una gittata operativa massima di 1.000 chilometri". Attualmente è stato testato fino a una gittata massima di 800 chilometri con una testata frammentata. Il missile è entrato in produzione di massa dopo il suo secondo test, avvenuto nel 2023.
Secondo alcuni osservatori, il missile ipersonico Tayfun e il progressivo rafforzamento delle "difese multilivello turche" potrebbero "influenzare gli equilibri di potere" nell'intera regione. Un contesto delicato, che già ha assistito all'escalation tra Iran e Israele, con un il coinvolgimento degli Stati Uniti, e continua a dover fare i conti con i proxy di Teheran come gli Houthi dello Yemen, che minacciano i membri della Nato e le potenze considerate "alleate e sostenitrici" dello Stato di Israele, oramai coinvolto da quasi due anni nella sanguinosa operazione militare volta ad annientare ogni capacità militare di Hamas nella Striscia di Gaza, con conseguenze devastanti per la popolazione civile che ridotta alla fame sta assistendo inerme a una caccia ai fantasmi che continua a detenere i pochi ostaggi rimasti.
Secondo l'interessante analisi di Enrica Renna: "L’ingresso di sistemi ipersonici in un contesto geopolitico così fragile non rivoluziona, quindi, la deterrenza, ma ne complica notevolmente le dinamiche". Questo perché, come ormai abbiamo imparato, le "velocità estremamente elevate di questi sistemi riducono drasticamente i tempi di reazione, imponendo alle potenze regionali rapide innovazioni e un costante ricalibramento delle strategie difensive". Ragione per la quale i sistemi d'arma ipersonici, al centro di una nuova corsa agli armamenti che vede coinvolte le principali potenze mondiali, dove possiamo sempre citare Federazione Russa, Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti d'America, rappresentano un nuovo livello di deterrenza che in un certo senso si affianca alla vecchia deterrenza nucleare.
"Il forte valore simbolico di queste armi può avere un impatto negativo sulla coesione delle alleanze tradizionali", ha ricordato giustamente l'analista, "soprattutto considerando la complessità dei rapporti tra la Turchia e l’Occidente".