Type-12 schierati: piazzato lo "scudo" di missili per fermare Xi e Kim

Tokyo sta valutando le sedi di dispiegamento dei missili che, se non ci saranno intoppi di alcun tipo, dovrebbero essere posizionate entro la fine del prossimo marzo

Type-12 schierati: piazzato lo "scudo" di missili per fermare Xi e Kim
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Valutazioni in corso in Giappone per capire dove piazzare i missili a lungo raggio, necessari per consolidare la nuova strategia militare del Paese in vista delle crescenti minacce regionali. Proprio in questi giorni Tokyo sta valutando le sedi di dispiegamento delle armi che, se non ci saranno intoppi di alcun tipo, dovrebbero essere posizionate entro la fine del prossimo marzo. "Per quanto riguarda i missili antinave Type-12 lanciati da terra e potenziati, prevediamo di schierarli a partire dall'anno fiscale 2025", ha dichiarato il ministro della Difesa generale Nakatani in una conferenza stampa. "Tuttavia, le sedi specifiche di schieramento sono ancora in fase di valutazione e non sono state ancora decise", ha precisato l’alto funzionario giapponese.

I missili del Giappone

Secondo quanto riportato dal Japan Times, il ministero della Difesa di Tokyo sta intanto finalizzando un piano per schierare i missili nel campo Kengun della Forza di autodifesa terrestre nella prefettura di Kumamoto. La mossa, intesa a rafforzare le capacità di deterrenza del Giappone, avverrebbe mentre l'esercito cinese intensifica il suo addestramento nei pressi delle remote isole giapponesi, vicino a Taiwan, e continua a esercitarsi anche più lontano dalla periferia della Cina e ben oltre l'Oceano Pacifico. I missili Type-12 potenziati hanno una gittata di circa 1.000 chilometri, il che metterebbe Shanghai e gran parte del Mar Cinese Orientale, comprese le acque a nord-est di Taiwan, a portata di tiro. Anche quasi tutta la Corea del Nord, dotata di armi nucleari, rientrerebbe nel raggio d'azione delle suddette armi.

Nakatani ha affermato che il Ministero della Difesa "continuerà a lavorare per rafforzare più rapidamente le capacità di difesa a distanza del Giappone, nel contesto di sicurezza più severo e complesso dalla fine della Seconda guerra mondiale". Ma perché puntare proprio sui missili? La Strategia di sicurezza nazionale del Giappone del 2022 ha aperto la strada all'acquisizione, da parte del Paese (apparentemente pacifista) di una controversa "capacità di contrattacco". Il governo ha a lungo ritenuto che tale capacità fosse costituzionale, a condizione che siano soddisfatte tre condizioni per l'uso della forza: che un attacco armato sia avvenuto o sia imminente; che non vi sia altro modo per fermare un attacco; e che l'uso della forza sia limitato al minimo necessario.

La strategia di Tokyo

Ebbene, un'opzione per questa capacità coinciderebbe con l'impiego di missili stand-off che consentano al Giappone di attaccare da fuori dalla portata nemica. Tuttavia, i critici sostengono che i siti di dispiegamento li trasformerebbero di fatto in bersagli di ritorsione per i nemici.

In ogni caso il Giappone sta lavorando all’implementazioni di missili ad hoc per contenere la Cina. Un esempio? Il "nuovo missile antinave per la difesa delle isole remote", che rientrerebbe in una strategia più ampia del Giappone (Defense Buildup Program) volta a sviluppare missili stand-off. Da quel poco che sappiamo, il missile in questione sarebbe dotato di un motore a basso consumo di carburante di KHI, il KJ300, e sarebbe progettato per essere lanciato al di fuori del raggio di minaccia del nemico. Si parla, poi, di una gittata massima di 2.500 chilometri e dunque di una capacità di raggiungere l'entroterra della Cina dal Giappone occidentale.

L'ambizioso programma di sviluppo missilistico del Giappone richiede investimenti significativi nelle capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione, e nelle contromisure di penetrazione missilistica. Tokyo deve poi fronteggiare sfide tecniche non trascurabili.

Per esempio, l'estensione della gittata dei missili nipponici – spiegano gli esperti - richiede un collegamento dati per aggiornamenti in tempo reale sui bersagli, mentre le testate attuali usate dal Paese risulterebbero inadeguate per danneggiare obiettivi rinforzati.

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