Difesa

La Cina muove navi, droni e caccia: ecco il nuovo fronte dell'escalation

Le attività militari effettuate dalle forze armate della Cina hanno toccato almeno tre punti nevralgici dell’Indo-Pacifico, tra Taiwan, Giappone e Mar Cinese Meridionale

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Nel corso dell’ultima settimana l’esercito cinese è apparso più propositivo del solito. Le attività militari effettuate dalle forze armate di Pechino hanno toccato almeno tre punti nevralgici dell’Indo-Pacifico, tra Taiwan, Giappone e Mar Cinese Meridionale. In ambito spaziale c’è inoltre da segnalare il lancio di un nuovo satellite per fornire servizi di comunicazione Terra-Luna, un passo fondamentale per garantire alla Cina le sue future missioni di esplorazione lunare, come il recupero di campioni dal lato nascosto della Luna. Andiamo con ordine e analizziamo nel dettaglio i focus più rilevanti.

Le manovre militari della Cina

Per quanto riguarda il dossier taiwanese, la Cina ha inviato nove aerei militari e cinque navi da guerra nello Stretto di Taiwan. Lo scorso 18 marzo, il ministero della Difesa taiwanese ha precisato che un drone e due aerei hanno violato il perimetro della Zona d'identificazione della difesa aerea (Adiz) dell'isola. Dall'inizio di marzo, il Dragone ha inviato 185 aerei e 113 navi nello Stretto.

Nel frattempo, mentre aumentano le tensioni con la Cina, il ministro della Difesa di Taiwan, Chiu Kuo-cheng, ha lasciato intendere che le truppe statunitensi hanno addestrato l'esercito taiwanese sulle isole periferiche, ovvero i territori che sarebbero in prima linea nel caso di un ipotetico conflitto con Pechino. Chiu non ha fornito dettagli sullo schieramento Usa, ma tra le isole periferiche figurerebbe Kinmen, che si trova a 3 miglia a est della città costiera cinese di Xiamen e a più di 100 miglia dall'isola principale di Taiwan.

Navi da guerra e jet cinesi sono stati recentemente avvistati anche nei pressi del Giappone. Nelle ultime ore una flotta di imbarcazioni cinesi ha navigato nelle acque territoriali delle isole Senkaku, chiamate dal governo cinese con il nome di Diaoyu. Secondo quanto riferito dai media nipponici, Tokyo ha risposto schierando motovedette ed esortando gli ospiti indesiderati ad abbandonare la zona. Per reagire alle manovre del gigante asiatico – ma anche in risposta al dinamismo mostrato dalla Corea del Nord - all’inizio di marzo la forza di autodifesa aerea giapponese ha condotto un addestramento congiunto con due bombardieri pesanti B-52 dell'aeronautica americana sul Mar del Giappone e sul Mar Cinese Orientale.

Il nuovo epicentro delle tensioni

Il nuovo epicentro delle tensioni attenzionato dalla Cina coincide tuttavia con le Filippine. Nell'ultimo anno Manila ha denunciato le mosse del Dragone nelle aree marittime limitrofe all’isola. Sotto ai riflettori della stampa internazionale c'è da mesi la disputa per l'atollo Second Thomas Shoal (Ayungin per le Filippine e Renai per i cinesi), con scaramucce sempre più ricorrenti. Pechino, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, "continuerà a fare i passi necessari per tutelare con decisione i suoi interessi, la sua sovranità territoriale e i suoi diritti in mare e per mantenere la pace e la stabilità nel Mar cinese meridionale".

Intanto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha fatto tappa a Manila facendo infuriare la Cina. Per il ministero degli Esteri cinese, "gli Stati Uniti non sono una delle parti nella questione del Mar cinese meridionale". "Non hanno diritto di interferire nelle questioni marittime tra Cina e Filippine - ha tuonato il ministero degli Esteri di Pechino - La cooperazione militare tra Usa e Filippine non dovrebbe intaccare i diritti della Cina e i suoi interessi nel Mar cinese meridionale né essere usata a sostegno delle rivendicazioni illegali delle Filippine". Il mese prossimo il presidente Usa, Joe Biden, ospiterà il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos Jr.

e il primo ministro giapponese Fumio Kishida in un vertice alla Casa Bianca.

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