Quad, Aukus, sottomarini e missili: ecco il nuovo argine anti cinese nel Pacifico

L'Australia ha lanciato la più grande ristrutturazione militare dal dopoguerra investendo circa 16 miliardi in aerei, droni, sottomarini, fregate e missili, e potenziando produzione d'armi con gli Usa

Quad, Aukus, sottomarini e missili: ecco il nuovo argine anti cinese nel Pacifico
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Massiccio incremento della spesa militare, acquisto di nuovi armamenti, cooperazione con i partner occidentali e regionali. E poi tanti accordi diplomatici per creare una rete da sfruttare in caso di necessità. L'Australia sta da tempo stringendo i muscoli in risposta sia al crescente espansionismo della Cina nell'Asia-Pacifico sia alla nuova, ipotetica, strategia degli Stati Uniti che potrebbero porre l'emisfero occidentale in cima alla loro lista di priorità in politica estera a scapito dell'Estremo Oriente. Ecco allora che il primo ministro australiano Anthony Albananese ha messo sul tavolo circa 16 miliardi di dollari per ordinare o costruire flotte di aerei, droni, sottomarini autonomi, fregate di progettazione giapponese e missili, avviando la più grande ristrutturazione militare del Paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

La strategia dell'Australia

Certo, l'Australia non è un Paese qualunque. Insieme a Usa, India e Giappone fa parte del Quad, un club informale di cooperazione strategica informale contenere l'espansionismo cinese nella regione dell'Indo-Pacifico, e pure dei Five Eyes, un'alleanza di intelligence e condivisione delle informazioni che comprende anche Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Canberra è pure parte integrante dell'Aukus, un patto di sicurezza trilaterale formato con Regno Unito e Stati Uniti, che dovrebbe munire le forze armate australiane di sottomarini a propulsione nucleare. Insomma, questo Paese è sempre stato un fedele alleato Usa, utilizzato da Washington per tenere traccia delle minacce di Pechino nell'intera regione.

C'è però altro da aggiungere sul conto dell'Australia. Albanese, per esempio, ha stipulato la prima nuova alleanza militare nell'Asia-Pacifico dai tempi della Guerra Fredda: un accordo con Papua Nuova Guinea che costringe i due Paesi a difendersi a vicenda e che consente fino a 10.000 papuani di arruolarsi nelle forze armate australiane. Altri accordi, un po' diversi ma comunque strategici, hanno coinvolto altre due isolette: Tuvalu e Nauru. Chiaro il duplice obiettivo di Albanese: proteggersi dalle ambizioni di Pechino, interessata a ottenere l'accesso ai porti in acque profonde e alle piste di atterraggio tra i piccoli Paesi che circondano l'Australia (una potenziale minaccia militare in caso di guerra), e dall'eventuale allentamento della presenza statunitense nel continente asiatico.

Un'enclave filo Usa nel Pacifico

Come ha spiegato il sito Politico, l'Australia si sta trasformando da importatore di missili a produttore grazie a un nuovo accordo sulle armi guidate con gli Stati Uniti, che mira a trasformare il Paese in un centro di munizioni e ad aiutare i suoi alleati a scoraggiare la Cina. Nei prossimi giorni il ministro dell'Industria della Difesa di Canberra, Pat Conroy, discuterà dell'iniziativa con alti funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato, insieme ai leader del Congresso.

L'Australia, in base a un'intesa con il governo degli Usa e Lockheed Martin, inizierà a sviluppare e produrre congiuntamente razzi Guided Multiple Launch Rocket System e poi missili Precision Strike, armi a lungo raggio in grado di colpire a più di 500 chilometri di distanza. L'aumento di potenza è un modo per dare "forza" alle forze armate australiane, ha spiegato Conroy. Le nuove armi amplieranno notevolmente la portata dell'esercito australiano: dai tradizionali 40 chilometri di gittata dell'artiglieria a circa 80 chilometri con il GMLRS e, infine, oltre 1.

000 chilometri con le versioni avanzate del Precision Strike Missile. Ricordiamo che Washington ha da poco autorizzato la vendita all'Australia di 48 sistemi HIMARS, che si aggiungono al precedente ordine australiano di 42 lanciatori.

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