Droga, colpo grosso contro Cosa Nostra

A partire dagli anni Ottanta, Gioacchino Matranga aveva fatto il «salto». Dalla provincia di Palermo a Milano, dal contrabbando di sigarette fino al centro di un colossale traffico di droga tra Colombia, Stati Uniti e Italia. Quintali di cocaina nascosta nei blocchi di travertino. Sono gli anni in cui Cosa Nostra si arricchisce inondando il mercato di stupefacenti. E lui, Matranga, diventa uno dei referenti della cupola al Nord. Sempre nel capoluogo lombardo, però, la sua parabola si conclude. Arrestato e condannato a trent’anni di reclusione. Prima il carcere, poi i domiciliari per ragioni di salute. Fino a quando, il 26 ottobre scorso, fa perdere le proprie tracce. Scomparso dal suo appartamento a San Giuliano Milanese, dove sta scontando la misura cautelare. Giovedì, dopo due mesi di latitanza, Matranga - che oggi ha 64 anni - viene arrestato dagli agenti della Squadra mobile. La sua nuova casa, ora, è il carcere di San Vittore, dove dovrà scontare altri 17 anni di reclusione.
Matranga, inserito dal Viminale subito dopo l’evasione nella lista dei trenta latitanti più pericolosi, è considerato dagli inquirenti come uno dei personaggi di spicco nel mondo del traffico di stupefacenti collegato con le grandi organizzazioni criminali, e in particolare con i narcos sudamericani. Un dettaglio non secondario, considerando che dopo più di sessanta giorni di latitanza è stato fermato a bordo di una Panda rossa nei pressi di piazzale Ferrara, in zona Corvetto, in compagnia di un colombiano: un uomo di 41 anni con diversi precedenti e in possesso - come il mafioso - di documenti falsi. L’ipotesi degli investigatori, dunque, è che durante la latitanza il criminale abbia approfittato per mettere in piedi qualche nuovo affare di droga.
L’arresto messo a segno dalla polizia il 31 dicembre, dunque, rappresenta un altro colpo alla vecchia generazione di Cosa Nostra. Perché il nome di Matranga è solo l’ultimo di una serie di operazioni concluse con successo dall’antimafia. Prima è toccato a Gaetano Fidanzati 75 anni, uno dei capimafia storici e ritenuto il numero tre di Cosa Nostra, da tempo nel gotha dei narcotrafficanti e ricercato anche per l’omicidio del genero, avvenuto nel 2008. Il vecchio padrino viene ammanettato a inizio del mese scorso da un agente fuori servizio mentre passeggia tranquillo in via Marghera in compagnia del cognato. Poi è stato il turno di Ugo Martello, 69 anni detto «il professore»: l’antivigilia di Natale, gli uomini della Dia vano a svegliarlo di buon mattino nel suo bell’appartamento di via Nino Bixio. Martello non se lo aspetta, ma non fa resistenza. Prende le sue cose e se ne va in carcere.
«Fatti, non parole e demagogia - è il commento del vicensindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato -. Così si fa la lotta alla criminalità organizzata e ora, con l’arresto del boss Gioacchino Matranga, un nuovo colpo è stato sferrato a Cosa Nostra. Dimostrazione di come in città il governo Berlusconi stia facendo piazza pulita della mafia, a dispetto delle chiacchiere dei tanti professionisti dell’antimafia. La sicurezza - conclude De Corato - è una priorità. Lo dimostrano questa serie di arresti ai danni di boss mafiosi e latitanti, che a Milano hanno portato fiumi di droga per arricchire le casse dei clan e finanziare attività illecite.

Lo dimostra il calo dei reati di allarme sociale registrato in città negli ultimi due anni. Lo dimostra l’impegno del ministro della Difesa Ignazio La Russa per potenziare il presidio del territorio e migliorare la sicurezza grazie all’invio dei militari».

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