Droga, due clan familiari al centro di un maxi spaccio

I carabinieri di San Donato Milanese hanno smantellato all'aba un'organizzazione dedita allo spaccio di cocaina. Al centro del sistema criminale, due famiglie meridionali legate ad ambienti mafiosi: 26 le persone arrestate

Droga, due clan familiari 
al centro di un maxi spaccio

Due famiglie criminali dedite allo spaccio. Una rete autonoma di piccoli spacciatori. E un traffico da un chilo e mezzo di cocaina a settimana per un guadagno di circa 50mila euro. Le forze dell'ordine hanno messo in ginocchio una potente organizzazione di spacciatori legatialla criminalità organizzata arrestando 26 persone, tutte italiane meridionali,.

Le indagini Un clan familiare con base nell'hinterland milanese e agganci con uomini legati alla 'ndrangheta è stato smantellato dai carabinieri della compagnia di San Donato Milanese, in collaborazione con i colleghi di Abbiategrasso, Corsico, Desio, Lodi, Seregno, Vigevano, alle unità cinofile e al nucleo elicotteristi di Bergamo e a uomini del terzo battaglione Lombardia. In tutto sono 26 le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite nei confronti di un’organizzazione attiva nel traffico e nello spaccio di cocaina e hashish, e con base operativa in un appartamento in via Angelo Moro 27 a San Donato. I carabinieri l'hanno ribattezzata "Operazione affari di famiglia": in effetti la particolarità delle due organizzazioni distinte dedite al traffico e allo spaccio di droga era proprio quella della conduzione famigliare.

Il clan Buongiorno Le indagini, partite nel 2008 con l'arresto di Giacomo Labate, uno dei più noti spacciatori al dettaglio di San Donato Milanese, hanno permesso di individuare tre distinti gruppi di spacciatori attivi sulla piazza di San Donato. Il più articolato era composto in prevalenza dai membri della famiglia Buongiorno: a capo dell'intero traffico c'erano John Massimiliano, vero procacciatore delle sostanze, e la sua convivente, Stefania Delmiglio, 26 anni, presente insieme al compagno a tutti gli appuntamenti con i grossi fornitori. Le sorelle Luciana Deborah e Antonietta Buongiorno erano invece incaricate di nascondere le forniture, puntualmente finanziate da Omar Lanzillotta, agli arresti domiciliari dopo l’operazione antidroga del gennaio 2009 ma capace comunque di gestire il traffico e ripartire i guadagni tra i componenti dell’organizzazione. A questi si aggiungono altri parenti tra cui Giuseppe Sacco, figlio di Antonietta Buongiorno, più un terzo estraneo alla famiglia nel ruolo di pusher, l'amico Alessandro Gallesi, 45 anni, che aveva il compito di spacciare nella zona del Vigevanese, dove è stato arrestato.

L'altra famiglia e gli spacciatori La seconda frangia era invece la famiglia Esposito-Saponaro. In questo caso alla guida del gruppo c'era una donna, Anna Saponaro, aiutata dal marito e dal figlio, Luigi e Mirco Esposito. Il terzo e ultimo gruppo comprendeva un gruppo di spacciatori locali non organizzati, ma ben ramificati nella zona, tra cui Francesco Orazio Desiderato, 36 anni, figura di spicco della criminalità organizzata per la sua collaborazione con la 'ndrangheta milanese e noto affiliato alla cosca calabrese Mancuso di Vibo Valentia. La gran parte degli arrestati era già nota alle forze dell’ordine per il coinvolgimento in precedenti indagini. Tra questi, risulta anche Carmela Lorenza Caridi, cresciuta proprio nel complesso di via Moro 27, capace di attivare una rete di spaccio autonoma e già finita in manette per droga il 20 gennaio 2009. Tra gli arrestati anche Luciano Buongiorno, "galoppino"  tra Milano e Matera, e Domenico Carbone, attivo a Buccinasco, ma domiciliato a Zelo Surrigone nel Milanese. Proprio a casa di Carbone i carabinieri hanno trovato questa mattina due chili e mezzo di cocaina nascosti in una borsa-frigo.

Messaggi in codice Nell’ordinanza di 200 pagine firmata dal gip di Milano Anna Maria Zamagni, su richiesta del pm Francesca Celle, emergono una serie di intercettazioni in cui lo spaccio e il traffico di droga vengono definitivi con linguaggio criptico: da "melanzate viola" a "vestiti", "bottiglie di birra" o "biglietti del cinema" per indicare le ordinazioni, mentre "giocatori di serie A", "squadroni della madonna" o "squadroni allucinanti" per riferirsi ai fornitori.

Il monitoraggio costante degli investigatori ha permesso di ricostruire anche il giro d’affari della famiglia Buongiorno capace di vendere circa mezzo chilo di droga con un principio attivo variabile tra il 37 e il 97 per cento ogni settimana per un guadagno di 50mila euro, secondo i militari.

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