La chiamata «aux armes» stavolta non era da Marsigliese: nessun giorno di gloire in vista, semmai un residuo di speranza: «Non abbiamo niente da perdere - diceva il sito internet del Centre culturel di corso Magenta - è lultima chance per le maglie bleus, siano esse italiane o francesi. Vieni a tifare per la tua squadra preferita nella nostra sala cinema, in versione francese e fair play». Ma tutto il fair play del mondo non cambia la matematica: nella migliore delle ipotesi cè un posto ai quarti da contendersi, nella peggiore uneliminazione da condividere, e due delusioni da consolare.
Il meteo di Milano scoraggia molti, e poi stavolta la France la si può vedere sulla tv italiana. Nella saletta del Palazzo delle Stelline trovano rifugio i più patriottici. Qualcuno aspetta il console francese, ma la pioggia deve averlo fermato in via Moscova. I più coraggiosi seguono lennesimo scontro fratricida fra Italia e Francia a Pagano nel mini-stadio allestito dal Comune.
Ma si mette subito male per la Francia: dopo otto minuti si fa male Ribéry, che porta la bandiera del dopo-Zidane. Nel primo tempo il clima è da fraternité, tutti mischiati: azzurri e blu. Ma sotto gli impermeabili passati dallorganizzazione si soffia nei fischietti, e si fa sul serio.
LItalia è padrona del campo, giochiamo nella loro area di rigore. «Bello, bello», riconoscono i «cugini» in italiano, ma poi parlottano fra loro. Tutto dipende da Olanda-Romania, ricordano le tifose di Mutu, agitando le bandierine ogni volta che lo schermo gigante lascia uno spicchio alla finestra sullo stadio di Berna. Se i romeni dovessero battere la già qualificata nazionale di Marco Van Basten si qualificherebbero ai quarti, buttando fuori campioni e vicecampioni del mondo. E la sconfitta sarebbe anche una benedizione per lOlanda.
Questo il timore. Ma intanto conta Zurigo, leterna sfida fra noi e loro. Una caduta dubbia nellarea francese: «Rien», assicurano. Ma quando è Toni che va giù non ci sono dubbi: «Questo cera». Pirlo segna, parte il primo «chi non salta è un francese». Sorrisi tirati. Si mordono le labbra sul tacco del nostro centravanti, passano a rosicchiare le bandierine bianche rosse e blu su quello di De Rossi. Tocca alle unghie quando il portiere devia sul palo la punizione di Grosso. Prendono fiato solo quando Toni - sempre lui - schiaccia a terra un gol già fatto: «Gioca con noi» si rincuorano.
Ma la Francia non cè.
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