Durerà 100 giorni la «luna di miele» di Sergio negli Usa

STRATEGIA Da oggi il nuovo team dovrà dimostrare di meritarsi la fiducia dell’italiano. Per il top manager tour nelle fabbriche Usa

Negli Stati Uniti la chiamano «luna di miele del presidente», e , che un po’ americano lo è, non ha alcuna intenzione di cambiare le regole del gioco. I primi novanta-cento giorni al vertice di una società da risanare, e quindi da rivoltare come un calzino, impongono un’apnea completa. Significa che il neo amministratore delegato di Chrysler, carica che unisce a quella di responsabile operativo di Fiat Group, il primo vero punto della situazione sulla casa americana lo farà in autunno. Anche se c’è da aspettarsi che alla prossima trimestrale di Fiat, il 22 luglio, agli analisti che lo sommergeranno di domande, Marchionne qualche dato sul work in progress lo fornirà.
È scontato che in questo periodo di «luna di miele» il top manager farà continuamente la spola tra Torino e Auburn Hills, oltre alle solite frequenti puntate a Burr Ridge, nell’Illinois, per seguire da vicino il business della controllata Cnh. Per Chrysler, comunque, Marchionne sembra voler applicare la stessa strategia che ha permesso a Fiat di riemergere dall’abisso. Prima di tutto, si preoccuperà di conoscere a fondo la realtà produttiva di Chrysler. Ecco, allora, che da qui alle prossime settimane il nuovo ceo si cimenterà in una sorta di road show in lungo e in largo per gli sterminati Stati Uniti, il Messico e il Canada (dove è di casa). Scopo del tour, durante il quale fisserà le consuete riunioni con il team di manager, sarà di incontrare la variegata forza lavoro del Paese allo scopo di farla il più possibile partecipe del progetto che porterà alla rinascita di Chrysler. E se chi lavora alla catena di montaggio dovrà adattarsi ai nuovi standard produttivi, che si renderanno necessari in vista del downsizing a cui sarà sottoposta la futura gamma di veicoli, tutti i manager, da Jim Press in giù, si dovranno rimettere in gioco e meritarsi la fiducia del nuovo amministratore delegato. Anche negli Stati Uniti, Marchionne cercherà di togliere quelle stesse «incrostazioni» che, fino a pochi anni fa, avevano impedito a Fiat di svilupparsi nella giusta direzione. E, come accaduto a Torino, sarà un lavoro duro ma sicuramente rapido. Un sano «repulisti» che porterà, nel giro di poco tempo, a una Chrysler più snella e dinamica.
Qualcosa, leggendo l’elenco dei manager, è già stato fatto: alcune seconde linee sono state oggetto di un upgrade. In questi mesi di trattative il braccio destro di Marchionne, Alfredo Altavilla, membro del consiglio di amministrazione della nuova Chrysler, ha compiuto una prima selezione.

A questo processo hanno sicuramente contribuito i tanti uomini del Lingotto travasati da Torino negli Usa per far crescere Cnh. Gli stessi che, in larga parte, avranno un ruolo di primo piano anche nella nuova Chrysler.
Perché nella Fiat (e Chrysler) di vige la regola del doppio, se non triplo cappello.

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