Economia

Mediobanca boccia la Ue sui crediti

Nagel: "Le norme sono una bomba atomica sul settore. Rischio ricapitalizzazioni"

Mediobanca boccia la Ue sui crediti

La ricetta anticrisi di Mediobanca per evitare che la recessione post-Covid si abbatta sui bilanci degli istituti di credito passa necessariamente attraverso una revisione delle regole sul trattamento dei crediti unlikely-to-pay (Utp, inadempienze probabili o incagli). L'ad Alberto Nagel, in audizione ieri presso la commissione Banche, ha colto l'occasione per inviare un messaggio al capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria, affinché eviti l'esplosione di una «bomba atomica» nei conti degli istituti, costringendoli a massicce ricapitalizzazioni.

«Trattare un credito fragile come se fosse già morto pesa come il piombo nei bilanci delle banche, abbattendo il capitale», ha spiegato Nagel, rimarcando che l'imposizione da parte della Bce della svalutazione dei crediti deteriorati del 33% all'anno «è una norma sbagliata, è stata fatta di tutta l'erba un fascio, sarà un disastro per i bilanci delle banche». L'oggetto della pesante critica è il cosiddetto calendar provisioning, ossia l'obbligo di effettuare accantonamenti su base triennale per scontare gli incagli, «una norma meccanica che applicata alla situazione post Covid è come una bomba atomica», ha chiosato il top banker. «Quando hai un credito deteriorato - ha ricordato Nagel - non hai più discrezionalità come amministratore, lo devi svalutare di un terzo l'anno e poi svalutare al 100%» passando da Utp a sofferenze. «Questa regola - ha proseguito - è stata introdotta per le sofferenze di nuova generazione, dal 2019 in poi, quindi è entrata in vigore nel 2020». Il rischio, ha sottolineato, «è che dovremo ricapitalizzare le banche tra due o tre anni». Dopo il Covid, ha rilevato Nagel, l'Italia «si trova in una situazione svantaggiata rispetto alle crisi precedenti: le procedure esecutive sono le peggiori in Europa ed entriamo in questa crisi con norme più restrittive su sofferenze e Utp». L'audizione del Ceo si è svolta alla vigilia del direttivo Bce che oggi dovrebbe tratteggiare un quadro del panorama finanziario Ue meno negativo del previsto, lasciando invariato il piano Pepp di acquisti anticrisi di titoli di Stato.

Di qui la necessità di interloquire con la Vigilanza dell'Eurotower. Da quando Andrea Enria lavora alla supervisione «la Bce è cambiata, ha fatto esperienza della precedente fase, ha un dialogo con le banche, il mercato e gli investitori», ha puntualizzato Nagel affermando che «con Enria ci sono le basi per dialogare su una riforma del calendar provisioning». L'ad di Mediobanca continua, pertanto, ad auspicare che la Bce «con le sue ispezioni non imponga criteri di classificazione degli Utp particolarmente severi».

Le indicazioni provenienti dal numero uno di Piazzetta Cuccia sono, come detto, una ricetta anticrisi proveniente da un osservatorio privilegiato del settore bancario rappresentato da una grande banca corporate con i ratio patrimoniali ben al di sopra dei requisiti minimi. E l'aver partecipato personalmente al confronto con la commissione bicamerale d'inchiesta è valso a Nagel il plauso della presidente Carla Ruocco che ha ribadito «la necessità di creare una bad bank nazionale» in quanto i 400 miliardi di moratorie e nuovi finanziamenti rischiano di trasformarsi in 130 miliardi di nuovi Npl.

Ieri in Borsa Mediobanca ha guadagnato l'1,89% a 7,1 euro.

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