L'estate nera dei conti correnti: cosa cambia

Tra la chiusura dei conti correnti, sportelli bancomat e la ripresa dei pignoramenti, dal 1° luglio scatta il mese nero per milioni di italiani: ecco cosa ci aspetta

L'estate nera dei conti correnti: cosa cambia

Il mese nero per i conti in banca e correntisti si avvicina a grandi passi: dal 1° luglio, infatti, saranno tante e poco piacevoli le novità che riguarderanno milioni di italiani.

Chi paga l'imposta di bollo

Con la fine del terzo trimestre dell’anno scattano l’imposta di bollo sui conti correnti: lo Stato recupera soldi su quella che è, a tutti gli effetti, un’imposta patrimoniale ricorrente. Nata nel 1972, non è mai stata abolita e all’estero non si paga. In un nostro articolo abbiamo spiegato che questa tassa sui conti correnti e libretti postali è quindi una tassa dovuta allo Stato per ogni rapporto bancario e postale attivo: colpisce tutti i conti, sia personali che cointestati o aziendali ed ogni anno frutta in "maniera silenziosa" milioni di euro allo Stato. Per le persone fisiche il pagamento è di 34,20 euro all’anno, mentre per le aziende è di 100 euro. Come riporta Investireoggi, le banche frazionano il pagamento ogni tre mesi, ecco perché al 30 settembre 2020 scatterà l’addebito di 8,55 euro (25 euro per i conti aziendali) sul conto corrente: si paga per il solo fatto di possedere un conto corrente e di tenervi depositato del denaro. In pochi casi, però, non si paga: innanzitutto, quando il limite di giacenza media è inferiore a cinquemila euro. L’imposta di bollo, poi, non si applica nemmeno ai rapporti intercorsi tra gli enti gestori e i Confidi, organismi senza scopo di lucro a carattere associativo costituiti da piccole e medie imprese e sono esentati anche i conti correnti delle pubbliche amministrazioni. Infine, un'ulteriore deroga al pagamento dell’imposta di bollo sul conto corrente è data dalle capacità reddituali del soggetto: coloro che hanno un Isee inferiore a 7.500 euro all’anno sono esentati dall’applicazione dell’imposta.

Stop ai prelievi bancomat

Ma le novità non sono ancora finite: dal 1° luglio 2021 non si potrà più prelevare presso molti sportelli bancomat: farà da apripista il gruppo bancario olandese ING, la banca online di "Conto Arancio", che chiuderà 63 casse automatiche sparse sul territorio nazionale e la contestuale riduzione delle filiali da 30 a 23. Alla base della decisione sembra esserci un cambio di strategia commerciale: l’esigenza di adeguarsi al contesto macroeconomico in costante evoluzione. Una volta chiuse filiali e sportelli, l'alternativa per i clienti sarà quella di poter prelevare presso i bancomat di qualsiasi altro Istituto di credito sostenendo costi e commissioni previsti dal contratto. Oltre ad Ing, chiuderà anche banca Fineco: tutti i conti con grandi depositi inattivi (sopra i 100mila euro) dovranno alleggerire le proprie giacenze in favore di investimenti altrimenti il conto verrà chiuso (ne abbiamo parlato qui). E poi, l’ultima in ordine di tempo a cambiare in modo eclatante è la danese Danske Bank che ha fatto sapere che abbasserà a 100mila corone (quasi 13.500 euro) il limite per l’applicazione di tassi di interesse negativi ai depositi.

La chiusura generale degli Atm, comunque, è già in atto da un paio d'anni con ben 831 sportelli bancari in meno soltanto nel 2020: i dati di Banca d'Italia parlano di 23.481 filiali sul territorio italiano, il 3,4% in meno rispetto all'anno precedente (2019). Sul territorio nazionale c'è la presenza di una banca ogni 2.522 abitanti ma su 7.904 comuni italiani, 2.802 si trovano sprovvisti di un ufficio di credito e - di conseguenza - anche del semplice bancomat. La mappa italiana vede ben undici regioni con una percentuale molto alta di chiusure: prima, in questa speciale classifica, la Valle d'Aosta, che con una percenutale negativa del -6,3% ha visto ridurre le proprie filiali da 79 a 74. Subito dietro la Liguria (-5,8%), in cui le filiali sono passate da 677 a 638. Gradino più basso del "prestigioso" podio per l'Abruzzo (-5,7%), in cui gli sportelli sono passati da 526 a 496. Oltre la media anche Emilia-Romagna (-5,5%), Basilicata (-5,4%), Sicilia (-4,4%), Friuli Venezia-Giulia (-4,0%), Piemonte (-3,9%), Umbria (-3,7%), Sardegna (-3,7%), e Lazio (-3,5%).

Tassi negativi sui conti deposito

Ma le notizie negative sono solo all'inizio: come abbiamo ricordato con questo pezzo (clicca qui) la danese Danske Bank che ha fatto sapere che abbasserà a 100mila corone (quasi 13.500 euro) il limite per l’applicazione di tassi di interesse negativi ai depositi. Il nuovo provvedimento entrerà in vigore dal 1° luglio e il tasso applicato oscillerà tra lo 0,6% della giacenza per i privati e l’1% per alcune imprese. “Stiamo sperimentando – ha spiegato a Businessinsider il responsabile clienti della banca danese, Mark Wraa-Hansen - livelli inusuali di tassi di interesse da un periodo di tempo troppo lungo e non c’è alcun segnale di cambiamento. Allo stesso tempo, assistiamo a un significativo incremento dei depositi, che con questi tassi si traduce in una spesa considerevole per la banca”. La motivazione per cui la banca danese ha deciso di abbassare il limite per fare scattare tassi negativi è quella che gli istituti di credito, italiani compresi, vanno ripetendo ormai da un po’ di tempo: l’eccessivo costo della liquidità. Anche Fineco e Unicredit hanno preso importanti provvedimenti contro le maxi giacenze sui depositi: la prima, con un'iniziativa unica, ha annunciato la chiusura dei conti con oltre 100mila euro e in assenza di investimenti o prestiti con la stessa banca; il gruppo Unicredit, invece, ha annunciato canoni più salati per clienti vecchi e nuovi parlando esplicitamente di un peggioramento della situazione “acuito dal sensibile aumento dei volumi dei depositi registrato nell’ultimo anno”.

I pignoramenti in arrivo

Per quanto riguarda notifiche e pignoramenti (lo abbiamo scritto qui) lo stop a causa della pandemia è stato prorogato al 1° settembre 2021: per quella data potranno essere iscritte o rese operative nuove procedure cautelative ed esecutive oltre al riattivarsi degli obblighi derivanti dai pignoramenti presso terzi effettuati prima della data di entrata in vigore del decreto Rilancio (dl 34 del 19/5/2020), su stipendi, salari, indennità relative al rapporto di lavoro o impiego ma riguardanti anche pensioni e trattamenti assimilati. Il Decreto sostegni bis aveva dato tempo fino al 30 giugno 2021 per mettere mano al portafoglio ma il nuovo termine è stato spostato al 1° settembre con termine di versamento al 1° ottobre 2021.

Le Pa (pubbliche amministrazioni), invece, dovranno eseguire le verifiche di inadempienza previste dell'art. 48 bis del dpr 602/1973, prima di disporre pagamenti ai propri fornitori per importi superiori a 5mila euro. Insomma, anche durante la pandemia, l'attività dell'Agenzia non si è mai fermata e si prepara una vera e propria valanga di pagamenti per milioni di italiani.

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