Perché non confondere la pensione di cittadinanza con il reddito di cittadinanza

I termini "pensione di cittadinanza" e "reddito di cittadinanza" non andrebbero confusi, anche se prendono spunto dal medesimo decreto legge e condividono il medesimo scopo

Perché non confondere la pensione di cittadinanza con il reddito di cittadinanza

La pensione di cittadinanza e il reddito di cittadinanza sono due misure introdotte dal decreto Legge 4/2019 con l’obiettivo di contrastare la povertà. Benché originate dal medesimo atto legislativo e finalizzate al medesimo scopo prevedono requisiti diversi. Entrato in vigore il primo aprile del 2019, il decreto Legge è strumento con il quale promuovere il lavoro e lenire gli effetti delle disuguaglianze e dell’esclusione sociale.

Che cosa è il reddito di cittadinanza

Si tratta di una misura che si sorregge su due pilastri principali. Il primo è il fornire un sostegno economico che possa essere integrato al reddito famigliare; il secondo è il reinserimento nel mondo del lavoro e in quello sociale di chi lo percepisce. A fare da collante tra i due è la disponibilità dei percipienti a seguire un percorso utile al riavvicinamento lavorativo e all’inclusione sociale. Chi lo percepisce sottoscrive quindi un patto per il lavoro e un patto per l’inclusione sociale. Il primo è inteso all’immediata disponibilità del cittadino al reinserimento nel mondo del lavoro, il secondo alla sua partecipazione a diverse iniziative, tra le quali la partecipazione ad attività di servizio per la collettività.

A chi è rivolto

Il reddito di cittadinanza è per principio accessibile a tutte le persone maggiorenni italiane, provenienti da uno Stato Ue oppure da paesi extra-Ue purché in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. A questi si aggiungono i cittadini apolidi in possesso di un permesso analogo, i cittadini di paesi terzi che hanno un rapporto familiare con un cittadino italiano o comunitario e le persone titolari di protezione internazionale. È accessibile a chi è residente in Italia da almeno 10 anni, gli ultimi due dei quali in modo continuato.

Non ha soltanto requisiti anagrafico-territoriali ma si erge su precisi confini economici che riguardano sia il singolo cittadino sia il suo nucleo famigliare. Tra i diversi requisiti appaiono:

  • Un Isee inferiore ai 9.360 euro
  • Un patrimonio immobiliare in Italia e all’estero (esclusa la prima casa) che non superi i 30mila euro
  • Un valore mobiliare non superiore ai 6.000 euro (per i single) o di 10.000 euro per le famiglie

A questi se ne aggiungono altri di natura economica e, inoltre, ne esistono di caratura sociale come, per esempio, la necessità che il percipiente non sia sottoposto a misura cautelare né abbia subito condanne definitive nel corso dei dieci anni precedenti la richiesta, limitatamente ad alcuni capi di imputazione.

Altro elemento rilevante è quello secondo cui il reddito di cittadinanza è destinato anche a cui percepisce un assegno Naspi, Disc-coll o altre misure di sostegno al reddito di disoccupazione.

Che cosa è la pensione di cittadinanza

La spiegazione più di superficie può essere fornita attraverso i dati anagrafici del percipiente: il reddito di cittadinanza cambia nome e diventa pensione di cittadinanza quando il percipiente ha almeno 67 anni di età. Anche in questo caso è una misura che vuole osteggiare la povertà e l’esclusione sociale ma, altra differenza con il Reddito di cittadinanza, non persegue scopi di reinserimento nel mondo delle professioni.

A chi è rivolta

Come detto, limitatamente ai single, per percepirla occorre avere compiuto 67 anni di età. Questo vale anche per i nuclei famigliari che devono avere raggiunto la medesima soglia anagrafica. Un limite che può essere infranto soltanto se, fatta salva la presenza nel nucleo famigliare di almeno una persona che ha già compiuto 67 anni, all’interno del nucleo ci sono membri più giovani affetti da disabilità grave o non autosufficienti. L’età minima è fissata in base alle aspettative di vita e quindi può essere soggetta a variazioni nel corso del tempo.

Al di là dei requisiti anagrafici, ne esistono di economici che sono per lo più assimilabili a quelli descritti sopra relativamente ai

percettori del reddito di cittadinanza. La pensione di cittadinanza non sottostà a necessità di rinnovo da parte del percipiente. Chi gode del reddito di cittadinanza deve presentare una nuova domanda ogni 18 mesi.

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