Rossignolo addio fu manager Fiat e capo di Telecom

Sul finire degli anni Settanta fondò Prima Industrie, oggi gruppo globale nelle tecnologie laser e nell'automazione

Rossignolo addio fu manager Fiat e capo di Telecom
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È morto a 95 anni Gian Mario Rossignolo (in foto), manager di scuola Fiat e figura di primo piano dell'industria italiana il cui percorso professionale ha attraversato quarant'anni di trasformazioni del Paese. Nato nel 1930 nel Monferrato, aveva mosso i primi passi nella galassia Agnelli, fino a diventare nel 1977 amministratore delegato di Lancia e, due anni dopo, presidente della Riv-Skf. Una carriera costruita nei reparti produttivi e nella gestione di complessi industriali, improntata alla concretezza tipica della vecchia dirigenza piemontese. Un carattere per certi versi spigoloso che, se da un lato, gli valse l'apprezzamento di Umberto Agnelli, dall'altro lo fece confliggere con Cesare Romiti, allora dominus incontrastato del Lingotto.

Rossignolo fu anche imprenditore autonomo. Sul finire degli anni Settanta fondò Prima Industrie, oggi gruppo globale nelle tecnologie laser e nell'automazione: la sua intuizione più riuscita, rimasta operativa e competitiva a distanza di decenni.

Nel gennaio 1998 fu chiamato alla presidenza di Telecom Italia, sempre su indicazione Agnelli che all'epoca erano i leader del mini "nocciolo duro" post-privatizzazione. Il mandato, durato soli 9 mesi fu turbolento e caratterizzato da scontri interni (il principale quello con l'ad Vito Gamberale che si dimise dall'azienda) nonché da una certa paralisi nello stringere alleanze decisive come avrebbero potuto essere quelle con At&t o C&W. L'instabilità di governance da alcuni commentatori fu ritenuta il preludio alla successiva Opa dei "capitani coraggiosi" guidati da Roberto Colaninno che avrebbero cambiato la storia del colosso telefonico.

L'ultimo capitolo della sua carriera fu invece il tentativo di rilancio della De Tomaso. L'operazione, avviata nel 2009, naufragò rapidamente fino al fallimento del 2012 e portò, anni dopo, a una condanna per bancarotta fraudolenta.

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