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Stellantis avverte Londra: "Accordo Brexit da rifare"

Tavares: "Produrre auto elettriche non sarebbe più competitivo nel Regno Unito". Il mercato Ue

Stellantis avverte Londra: "Accordo Brexit da rifare"

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Stellantis è un gruppo globale che include diverse anime avute in eredità dalla fusione tra Fca e Psa: italiana, francese, americana, tedesca e britannica. Ed è logico che le macro-aree coinvolte nelle varie decisioni presentino strategie e visioni politiche differenti che, nel caso specifico di Stellantis, potrebbero risultare controproducenti dal punto di vista industriale con tutte le inevitabili ricadute. Ecco allora che il gruppo guidato da Carlos Tavares, nel rispondere a una commissione parlamentare del Regno Unito sulle batterie per la produzione di veicoli elettrici, ha colto l'occasione - secondo quanto ha reso noto il Financial Times - per segnalare al governo britannico di rinegoziare, con l'Ue, una parte dell'accordo commerciale sulla Brexit allo scopo di modificare quelle regole che minacciano la produzione di auto elettriche nel Regno Unito. La Bbc, in proposito, ha fatto sapere che «è la prima volta che una società del settore chiede apertamente al governo di rinegoziare i termini dell'accordo».

Un portavoce di Stellantis ha riferito che «a febbraio il gruppo ha presentato una risposta a una consultazione condotta da una commissione parlamentare britannica sulle batterie per la produzione di veicoli elettrici» e ha aggiunto che la risposta fornisce a Londra «un quadro dei rischi per l'industria automobilistica in generale nel Regno Unito, nonché alcune possibili indicazioni, come un adeguamento dei tempi dell'accordo sul commercio e la cooperazione, come concordato nel 2019, che potrebbero risolvere la questione».

Tocca ora all'esecutivo conservatore guidato da Rishi Sunak darsi da fare per raggiungere un'intesa con Bruxelles sull'estensione delle attuali norme sulla provenienza dei componenti destinati alle auto fino al 2027, rinviando, quindi, i cambiamenti previsti già per il 2024.

Dal prossimo anno, infatti, in base agli accordi relativi alla Brexit, il 45% del valore di un veicolo elettrico deve provenire dalla Gran Bretagna o dall'Ue per evitare di incorrere in tariffe. In caso contrario, dice Stellantis nel documento inviato alla commissione parlamentare, saranno applicate tariffe del 10% tra Londra e l'Ue. È una strada, questa, che renderebbe la produzione e le esportazioni di veicoli non competitive rispetto a Giappone e Corea del Sud. Il gruppo ha anche ricordato di aver investito nel sito di Ellesmere Port per piccoli furgoni elettrici.

Ieri, intanto, sono stati diffusi i dati sulle immatricolazioni di vetture in Europa ad aprile. Continua la corsa del mercato che il mese scorso ha toccato il nono consecutivo di crescita: +16,1%. Ma nonostante il miglioramento registrato su base annua e quadrimestrale (+17,1%), i volumi raggiunti risultano ancora lontani da quelli pre-pandemia.

L'Italia, inoltre, resta sempre il mercato di coda nelle vendite di auto con la spina: la quota di elettriche pure è del 3,7% e quella delle ibride plug-in è pari al 4,5%.

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