Crisi siriana

Siria, Putin avverte Obama: "Raid solo se ci sono prove"

Il capo del Cremlino vincola la Russia alle decisioni dell'Onu, ma avverte gli States: "Interventi unilaterali sarebbero un'aggressione inaccettabile". Ma Obama va avanti

Siria, Putin avverte Obama: "Raid solo se ci sono prove"

Il presidente Vladimir Putin non esclude l’appoggio della Russia ad un’operazione militare in Siria a patto, però, che venga provata la responsabilità di Damasco nell’uso di armi chimiche. In ogni caso l'intervento sarà vincolato al via libera dell’Onu. Così, mentre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiede al Congresso tempi rapidi per l’uso della forza in Siria, la guerra sembra subire una repentina accelerata.

Il G20 di San Pietroburgo si annuncia complicato. I riflettori sono puntati su Putin che, sin dalle prime battute, ha tenuto una posizione diametralmente opposta a quella portata avanti da Obama per il quale i raid contro le postazioni siriane non saranno un messaggio solo contro Assad, ma anche contro tutti coloro che, nel mondo, si schierano contro le regole internazionali. Il messaggio all’Iran e non solo è trasparente e assume toni muscolari con i test missilistici sul Mediterraneo messi in atto oggi da Usa e Israele. Non a caso il segretario di Stato John Kerry ha sottolineato, in un’audizione al Congresso, che "il mondo ci guarda, sta seguendo cosa decidiamo", ma ha anche precisato che "il presidente Obama non chiede di andare in guerra, ma l’autorizzazione di fermare Assad e l’uso di armi chimiche". A rendere ancora più drammatica la situazione è giunta oggi la notizia dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu secondo cui il numero dei rifugiati siriani che si sono riversati nei Paesi della regione ha ormai superato quota due milioni e che gli sfollati all’interno della Siria sono ora oltre cinque milioni. "Un attacco rischierebbe di scatenare nuovi problemi", ha ammonito i segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon chiedendo agli Stati Uniti di esibire le prove che inchiodano Assad. Il via libera dell'Onu è il nulla osta a cui sembra aggrapparsi anche Putin che questa mattina non ha escluso l’appoggio della Russia ad un’operazione militare in Siria, ma l'ha vincolata all'approvazione del Palazzo di Vetro. "Riguardo alle armi chimiche - ha dichiarato Putin in un’intervista al primo canale della tv statale russa - ci convincerà solo lo studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di prove evidenti che dimostrino chi ha usato l’arma e con quali mezzi". Solo dopo la Russia sarà pronta ad agire in modo più decisivo e serio. Tuttavia, ha precisato il capo del Cremlino, "la Russia non ha intenzione di intervenire e non interverrà mai in nessun conflitto all’estero".

In attesa delle prossime mosse dell'Onu, Putin ha deciso di congelare la fornitura dei missili S-300 promessi a Damasco dalla Russia. Congelarla, senza però interromperla. Mosca è, infatti, pronta a fornire missili "sensibili" anche ad altri Paesi del mondo se sulla Siria verrà violato il diritto internazionale. "Se vedremo che si fa qualche passo legato alla violazione delle norme internazionali vigenti - ha concluso Putin - allora dovremo pensare a come agire in futuro, tra cui anche con forniture di queste armi sensibili ad altre regioni del mondo". Il capo del Cremlino ha, infatti, voluto ribadire il proprio avvertimento agli Stati Uniti nel caso in cui intendano intraprendere passi unilaterali in Siria in mancanza di approvazione del Consiglio di Sicurezza Onu.

"L'uso della forza verso uno stato sovrano - ha sottolineato - è inammissibile per il diritto internazionale e va considerato come un atto di aggressione".

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